Grit come sporco

Grit, è la mostra a cura di Matteo Pollini che Fama gallery dedica al giovane artista bresciano Giorgio Guidi. La location veronese presenta un importante nucleo di nuovi lavori realizzati in occasione dell’esposizione insieme ad altri di recente produzione. Nella sua ricerca l’artista utilizza diversi elementi primari sia singolarmente che uniti fra loro dando vita a opere stratificate di forte espressione tattile. Nonostante la preponderante scelta monocromatica del filone espositivo, si colgono sfumature apparentemente impercettibili ma così forti nell’espressività che lasciano un alone di inquietudine protette da una certezza stilistica ben definita.

«La mostra – ci dice il curatore Pollini – ha preso forma cercando di mantenere un forte legame fra il lavoro di Guidi e le caratteristiche architettoniche della galleria, i cui ampi spazi sembrano così trasformarsi nelle sale di un museo antropologico che raccoglie sfuggenti testimonianze culturali. A un primo sguardo, i lavori del creativo si impongono all’osservatore per le lampanti e sincere qualità dei materiali: prevale l’uso di legno, gesso, iuta, impiegati però dall’artista come supporto per fare emergere dettagli, citazioni e tracce che esplorano il rapporto fra volgare e aulico, quotidiano e distante».

Grit, traducibile dall’inglese come sabbia o sporco, ma che nel linguaggio colloquiale prende anche il significato di coraggio, vuole evocare l’idea di un materiale capace di nascondere le cose a uno sguardo frettoloso, non attento, ma al contrario evidente a chi sa leggere oltre l’ovvio. Si dedica ampio spazio a nuovi lavori tra cui Memories of a cut-off hand: una serie di pannelli in gesso e legno che operano come tasselli di un viaggio autobiografico carichi di suggestioni estetiche tendenti a scontrarsi tra loro, dalle decorazioni del palazzo del Sultano di Istanbul fino ad arrivare al mondo del rock. Esposti anche dei disegni di china e vernice su carta. Lavori intimi, di nicchia, dai sentimenti delicati.

L’autore decontestualizza e riproduce parti del famoso bestiario illustrato del naturalista Ulisse Aldrovandi (1522-1605), lasciando visibili, attraverso gli interventi sulla carta, solo resti e dettagli dell’opera originale. Mentre le sculture della serie messaggio sono il risultato di accostamenti e sovrapposizioni testuali, iconografiche e plastiche. L’opera che ha dato inizio a questa serie Messaggio #1, i bei tempi non ci sono mai stati, riprende l’idea, diffusa in molte culture, per cui il passato rappresenterebbe una sorta di età dell’oro andata irrimediabilmente persa, che ci spinge a sperare acriticamente nel ritorno dei bei tempi. La madonna, rappresentata della scultura, è inoltre un riferimento alla recente notizia di un singolare avvistamento dell’immagine della Madonna di Guadalupe in New Jersey, che scatenò la curiosità di fedeli e media fino a diventare un’enorme operazione commerciale.

Fino al 31 maggio; Fama gallery, corso Cavour 25, Verona; info: www.famagallery.com