Bacon, realtà in divenire

Per avvicinarci alla comprensione di un artista e del periodo in cui ha vissuto a volte pare basti osservare le sue opere. Questo è sicuramente il caso di Francis Bacon (Dublino, 1909 – Madrid, 1992) esposto al palazzo de’ Mayo di Chieti, poiché i suoi lavori sembrano parlare e raccontare. Attraverso l’esposizione di cinquantaquattro opere grafiche (litografie e acqueforti-acquetinte), realizzate tra il 1966 e il 1991, è possibile entrare in contatto con la poeticità dell’artista britannico, percepirne il dramma e i sentimenti che accompagnano le sue visioni.

La mostra, curata da Sandro Parmiggiani, s’intitola La visione della condizione umana e presenta ai visitatori i passaggi fondamentali del cammino artistico di Bacon anche mediante opere tratte da dipinti, ricavati tramite un processo incentrato sulle tecniche della litografia e dell’acquaforte-acquatinta. Si possono ammirare per esempio capolavori come la rivisitazione dell’Innocenzo X di Vélazquez e l’Autoritratto di Van Gogh, oppure lavori appartenenti alla serie delle tauromachie, anche gli studi dei corpi umani, che spesso affrontano il momento della lotta, presnti gli autoritratti nei quali l’artista fissa il fluire dell’età, come se in fondo mettesse in atto quella frase di Cocteau che spesso soleva pronunciare: «Ogni giorno nello specchio contemplo l’opera della morte».

La rappresentazione della realtà per Francis Bacon è un’immagine in divenire. Così i suoi soggetti spesso s’ispirano a fotografie che rappresentano figure in movimento, vive nell’atto dell’esistere: «Vorrei che i miei quadri apparissero come se un essere umano fosse passato su di essi – diceva l’artista – lasciando una scia di umana presenza e tracce mnemoniche di eventi passati». La prima opera che espone pubblicamente nel 1933 s’intitola la Crocifissione. Sarà nel 1944, nel cuore della seconda guerra mondiale, che Bacon realizza tre studi di figure alla base di una Crocifissione. In seguito la crudeltà e la paura del vivere si manifestano in figure colte urlare dal pianto, in un mostruoso silenzio umano, oppressivo e straziante. Figure contorte che appaiono propendere verso l’arte picassiana.

Fino al 5 maggio; fondazione Carichieti, palazzo de’ Mayo, largo Martiri Della Libertà 1, Chieti; info: www.fondazionecarichieti.it

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