Cinema, dalla favola ai falsari

Le avventure di Pinocchio vengono pubblicate nel 1883 a firma di Carlo Collodi e in centotrent’anni le gesta del burattino hanno stimolato oltre duecentoquaranta differenti versioni in tutto il mondo. Enzo d’Alò, regista di film d’animazione noto per il successo della Gabbianella e il gatto, dopo quattro anni di lavorazione e l’ausilio di quattro diverse produzioni internazionali approda al suo personale Pinocchio supportato nell’animazione dalle tavole di un artista come Lorenzo Mattotti (nella foto con il regista), già autore del volume uscito lo scorso inverno per Rizzoli. È nelle materiche tavole ricche di tratti pastello di Matteotti, ideatore dei personaggi principali e delle ambientazioni toscane che si rifanno alle geometrie di De Chirico e ai tratti morbidi di David Hockney, che d’Alò fa vivere il suo Pinocchio, burattino nato dal bisogno di amore dell’anziano falegname Geppetto, caratterizzato da un prorompente dinamismo. «Anche visivamente – dichiara il regista napoletano – ho voluto che il film raccontasse l’ipercinetismo di Pinocchio e per farlo abbiamo dato vita a un caleidoscopico racconto che attualizzasse i personaggi della versione originale e allo stesso tempo vivesse attraverso citazioni tradizionali come i Carceri di Piranesi, per descrivere i sotterranei di uno psichedelico paese dei balocchi, o rimandi alla musica di Rossini, compositore molto ammirato dallo stesso Collodi». Pinocchio si avvale della preziosa colonna sonora di Lucio Dalla che firma le musiche del film, a cui il cantautore ha lavorato fino alla sua scomparsa, e che rivive nella voce del Pescatore verde. «Insieme a Lucio abbiamo cercato d’immaginarci come Collodi vedeva Pinocchio, un personaggio molto amato da Dalla: lui amava dire che più bugiardo di lui c’era solo Fellini». Non è un caso l’accostamento tra illustri bugiardi, dal momento che anche il visionario regista emiliano aveva in progetto un film sul bambino di legno. «I film li faccio per me stesso – precisa D’Alò reduce dai successi che il cartone ha già raccolto in differenti festival internazionali – non è una frase egoistica, mi pongo sempre al posto del personaggio e del pubblico: se non riesco a emozionarmi non posso pretendere che lo facciano gli altri». Oltre cinquecento persone impegnate in vari studi di produzione hanno lavorato al film e, accanto ai disegnatori e ai tecnici, in particolare è da segnalare l’ottimo lavoro dei doppiatori che nella versione italiana parlano e cantano dando vita a un’armonica sinfonia.

Gambit, una truffa a regola d’arte, diretto da Michael Hoffman su una sceneggiatura di Ethan e Joel Coen, è il rifacimento dell’omonimo film del 1966 interpretato da Michael Caine e Shirley MacLaine. Questa volta sono Cameron Diaz e Colin Firth i protagonisti del remake che interpretano un inetto esperto d’arte in cerca di rivalsa sul suo datore di lavoro, a capo di un impero editoriale e avido collezionista di capolavori, e una prorompente cowgirl texana che si finge proprietaria di un Monet originale. La pellicola scivola via leggera tra dialoghi ben assortiti e personaggi caratterizzati da un’allure tutta propria: un teatrino che i rodati fratelli Coen ben conoscono e mettono sulla scena dosando gli ingredienti che legano una commedia briosa, ricca di momenti estremamente divertenti, a delle atmosfere gustosamente retrò dove i personaggi si muovono in equilibrio come ciascuno in un proprio mondo, ben palesando lo scontro tra culture diverso tanto caro ai Coen. «Una sceneggiatura precisa e ben scritta, attori in grado di interpretarla nel modo giusto, un regista che permette agli attori di crescere nei rispettivi ruoli e un addetto al montaggio con una precisione quasi chirurgica». Così Colin Firth ben riassume le caratteristiche di Gambit: un egregio lavoro di squadra coordinato dal regista Michael Hoffman, laureato in Storia dell’arte e reduce dall’adattamento del romanzo The last station sugli ultimi anni di Tolstoy.

Captive è un film di genere drammatico diretto dall’acclamato regista filippino Brillante Mendoza e interpretato da Isabelle Huppert che racconta del rapimento di un gruppo di turisti. Dopo Espiazione, Joe Wright torna a dirigere una Keira Knightley in bustino strizzato in Anna Karanina, la grande e sofferta storia d’amore raccontata da Tolstoj. Vera storia di una task force della polizia degli anni ’40 che si mise sulle tracce del boss Meyer Harris Mickey Cohen, famigerato gangster membro della mafia ebrea, Gangster squad è un film poliziesco diretto da Ruben Fleischer e interpretato da Sean Penn.

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