La Russia che non conosci

Sammy è la seconda mostra personale dell’artista russa Dasha Shishkin (Mosca, 1977) ospitata nella galleria Gió Marconi fino al 23 marzo. Scorre lungo una continua linea blu, un campionario di elementi immaginifici fatto di paesaggi incantati e popolati da simil goblin, locali pieni donne nude impegnate in attività banali o sgradevoli o ancora dinosauri in miniatura che sbucano dal nulla. Così mostrando il proprio mondo interiore, Dasha Shishkin ha conquistato la scena artistica internazionale e al Moma di New York ha persino esposto le sue opere accanto a giganti come Giorgio Morandi e David Hockney.

Scenografie create da campiture di colore, pattern e motivi decorativi, su cui poi l’artista incide linee e figure, lasciandosi trasportare esclusivamente dal suo istinto. Mescolando acrilico, inchiostro e grafite Dasha da vita ad un mondo sospeso tra macabro e fantastico: energia, spontaneità e creatività sono i tratti principali sia delle tele formato Xl, simili a gironi danteschi dalle tinte fluo che dei lavori su fogli di poliestere e disegni su carta. Compito dello spettatore è cercare possibili relazioni e intrecciare storie in un mondo surreale dove uomini, donne e luoghi si confondono. Nella stessa tela si possono scorgere paesaggi che richiamano a una Russia lontana, come anche favole popolate da draghi e donne travestite da pinocchio, tutto rigorosamente a colori vivaci e intensi. Dasha è una grande narratrice che raffigura scene con un sovraccarico sensoriale in cui sono catturati erotismo, violenza e humor ma le sue storie non sono semplici da decodificare.

Un altro strumento che ama utilizzare per rendere ancora più criptici i messaggi delle sue opere è l’uso del linguaggio nei suoi titoli: «I titoli – dichiara l’artista – sono come la ciliegina sulla torta. La ciliegina non fa della torta una torta alla ciliegia, ma è sempre lì per attrarre o distrarre l’occhio». Giochi di parole come, Fucking children, frasi sarcastiche quali Death is not the worst o A boy’s best friend is his mother e dichiarazioni ironiche come It takes money to feed pretty women sono titoli tipicamente usati da Dasha Shishkin. L’artista nasce a Mosca nel 1977 e completa i suoi studi alla Columbian university; dal 1993 vive e lavora a New York. La sua carriera inizia con la grande rassegna The compulsive line: Etching 1900 to Now presentata al Moma nel 2006. Le sue opere sono conservate in importanti collezioni internazionali tra le quali: al Museum of modern art e al whitney museum of american art di New York, al Dallas museum of art, al Columbus museum of art, al Pinakothek der moderne e alla Kunsthalle hamburg.

Fino al 23 marzo; Gió Marconi Gallery, via Tadino 15, Milano; info: http://giomarconi.com

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