La mostruosità del pop

Una famiglia di giocattoli colorati, luccicanti e pop che prestando più attenzione svelano le loro mostruosità e si rivelano quali grotteschi personaggi scaturiti dalla fantasia dell’eclettico e poliedrico fumettista, illustratore, designer, artista e musicista di origini padovane Massimo Giacon. La Triennale design museum presenta una selezione di sue sculture in ceramica, edite da Superego editions, nella mostra intitolata The pop will eat himself e accolta negli spazi del Design Café. Giacon vuole rappresentare un mondo di personaggi malati, dei toys che vivono un’esistenza infelice, deturpati da malattie, mutilati, umiliati da un mondo che non sa più cosa farsene, corrotti dal pop, qui visto come un’entità triturante e senza coscienza, ben distante dalla pop art di Warhol.

Questo progetto nasce da un’esposizione già realizzata alla fine del 2006 dove inizialmente i personaggi non erano pensati per essere delle ceramiche, ma semplici immagini bidimensionali che partendo da schizzi e progetti, diventavano tridimensionali virtualmente, mediante un programma di modellazione 3D. Racconta Massimo Giacon: «The pop will eat himself è un errore. Nel senso che, per chi conosce abbastanza bene l’inglese, la frase corretta sarebbe: The pop will eat itself, e la traduzione suona così: Il Pop mangerà se stesso. Come mai questo errore? Se consideriamo il pop come a un’entità astratta it è la giusta definizione, ma se noi pensiamo al pop come a una specie di divinità pagana moderna, him diventa un suffisso più calzante – e ancora – intendevo costruire un universo parallelo di giocattoli ammalati. Ammalati di cosa? E perché? I miei giocattoli sono ammalati di noi, come dei moderni martiri, subiscono la nostra corruzione e il nostro malessere, e ci guardano con aria dolente dai fogli delle mie stampe, dai miei disegni su carta, chiedendosi cosa mai è successo, e perché le cose sono andate così malamente».

Confrontandosi con il medium tradizionale della ceramica, Massimo Giacon trasferisce elementi visivi tipici dei suoi fumetti e delle sue illustrazioni dalla bidimensionalità alla tridimensionalità: opere all’apparenza gioiose e ironiche, sono in realtà profondamente meditative e tragiche. Che siano un’amara riflessione sulla perdita d’innocenza di una società ormai inesorabilmente corrotta e malata?

fino al 31 marzo; Triennale design café, viale Alemagna 6, Milano; info: www.triennale.it