Mitchell e Chamberlain

La sede romana della Gagosian gallery ospita, fino al 9 marzo, una doppia personale. In galleria sono esposte le tele variopinte di Joan Mitchell che dialogano armoniosamente con le sculture specchianti, piegate e accartocciate, di John Chamberlain. Si tratta di due grandi artisti statunitensi della stessa generazione e provenienti dalla medesima temperie culturale, ma che hanno scelto differenti tecniche artistiche, pur all’interno della stessa corrente espressiva. Sia l’una che l’altro sono stati attratti dal gesto potente dell’espressionismo astratto.

Di questa corrente Joan Mithcell (1925 – 1992), che dal 1967 si stabilì in Francia, fu una delle pochissime donne che esposero al fianco dei colossi di questo movimento che comprendeva – tra gli altri – Jackson Pollock, Willem de Kooning e Hans Hofman. Le sue opere sono incluse in importanti collezioni museali e diverse sono state le retrospettive che hanno celebrato la pittrice. La produzione dell’ultimo periodo – di cui fanno parte le opere esposte alla Gagosian – offre strabilianti dipinti di grande formato, ispirati alla bellezza e ai colori della natura. Le tele si caratterizzano per l’energia pittorica, evidente nell’ampiezza del gesto così come nell’utilizzo libero del colore che in alcuni casi arriva ad essere seducentemente materico. Untitled (1992) – una delle due piccole tele nella prima sala – attrae sia per la combinazione cromatica, sia per le longilinee sgocciolature del verde smeraldo. La tela che supera i due metri per due intitolata Yves (1991), invece, cattura per la caratteristica contrapposizione cromatica tra la parte alta e quella più bassa della tela.

La particolare produzione scultorea di Jhon Chamberlain (1927 – 2011) è stata generalmente definita come la pittura tridimensionale dell’espressionismo astratto. Il valore dei suoi lavori è stato consacrato anche durante la sua vita: la prima retrospettiva a lui dedicata si è tenuta nel 1971 e sono state oltre cento le mostre personali a lui dedicate che si sono avvicendate nel corso degli anni. Attualmente i suoi lavori fanno parte di importanti collezioni museali e le sue opere sono state incluse in numerose e note manifestazioni internazionali. Le sue sculture-assemblaggi di metallo, create con pezzi di automobili destinate alla rottamazione, si inseriscono nell’“estetica dello scarto” emersa a partire dalla metà del secolo scorso negli Stati Uniti, sulla scia di una pratica che ha visto nei “Merz” di Kurt Schwitters il più importante interprete di tale poetica.

La junk sculpture statunitense ( Junk inteso come rottame), si inserisce in America all’interno di un movimento culturale più vasto: la juke culture, contrassegnata da connotazioni ideologiche apertamente critiche verso la società dei consumi. Fin dalla prima sala della galleria, è evidente come le affascinanti astratte composizioni pittoriche di Mitchell si accostino amabilmente con le lucenti lamiere delle sculture di Chamberlain. Coneyislandoric (2008) è una scultura significativamente più piccola rispetto alle altre presenti in mostra. Questa si differenzia sia per la lamiera che in questo caso è dipinta, sia perché non permette l’immediato riconoscimento dell’oggetto di provenienza. Gli assemblaggi di Chamberlain sono dei dispositivi di senso. Estratta dall’usuale contesto, la lamiera delle automobili acquista nuovi significati e valore estetico. Le automobili accartocciate evocano alla mente un evento accidentale, possiedono dunque una forte carica evocativa negativa, ma, allo stesso tempo, rapiscono per la caratteristica superficie liscia e lucente. L’elemento che più di ogni altro accumuna i due artisti è un lavoro artistico che evade dall’ordinaria percezione del mondo riuscendo però a celebrare contesti reali e passioni.

fino al 9 marzo; Gagosian gallery, via Francesco Crispi 16,  Roma;

info: www.gagosian.com

Foto Sebastiano Luciano