Teatro, binomi di classe

Quello che va in scena al teatro La Scala di Milano dal 10 febbraio al 5 marzo è uno spettacolo che ha la forza di racchiudere in sé una moltitudine di talenti e grandi nomi della danza. È il Notre Dame de Paris, una produzione del famigerato teatro Bol’šoj di Mosca, con coreografia e libretto di Roland Petit, il coreografo e danzatore francese, venuto a mancare nel 2011 a Ginevra all’età di 87 anni, che con le sue messe in scena ha innovato e sdoganato l’arte del ballo. «Un giorno – ha dichiarato Petit – passando davanti a una libreria vidi un’edizione di Notre-Dame de Paris. Da sempre interessato al Medioevo e ai suoi monaci, la acquistai per rileggere un’opera di cui avevo scordato i particolari. Rileggendo il romanzo, mi resi conto che Victor Hugo andava oltre il personaggio del monaco Lewis. Subito ho rifatto il libretto sulle tracce di Hugo». A quest’alchimia, già magica di suo, si aggiunge la presenza di Roberto Bolle che, nelle movenze del gobbo Quasimodo, porta a Milano la suggestione dell’opera del 1821 di Victor Hugo. Quasimodo, Esmeralda, Frollo e Phoebus sono i quattro personaggi intorno a cui si sviluppa la nota vicenda, incorniciata dalle tenebrose guglie gotiche della cattedrale parigina. Le recite di apertura (in programma il 10, 14 e 16 febbraio) vedono Natalia Osipova e Roberto Bolle in un duplice debutto: come coppia, non avendo mai danzato insieme prima d’ora, e come interpretazione, essendo per entrambi la prima volta in cui daranno vita ai personaggi di Esmeralda e di Quasimodo.

La serata a Colono è l’unica opera teatrale di Elsa Morante, la prolifica scrittrice romana compagna e amica di Alberto Moravia, e fa parte della raccolta di racconti Il mondo salvato dai ragazzini. L’Edipo della Morante è un uomo estremamente attuale: pieno di dolore stridente e dilaniato tra il senso di responsabilità e l’importanza della memoria. La regia dello spettacolo è affidata a Mario Martone, autore piacevolmente in bilico tra cinema e teatro, che così descrive quest’opera intrisa di differenti livelli di significazione: “Si tratta del testo più misterioso e inafferrabile che abbia mai avuto tra le mani, indefinibile già nella forma, trattandosi allo stesso tempo di un monologo, un poema, una commedia, una tragedia, un melodramma, una drammaturgia da grande avanguardia del ‘900, un testo dalla struttura poetica precisa e implacabile alla quale ci si deve affidare ad occhi chiusi”. Lo spettacolo, che gode delle musiche del premio Oscar Nicola Piovani e della partecipazione di Carlo Cecchi, Antonia Truppo e Angelica Ippolito per un valido lavoro di gruppo, è in programma al teatro Argentina fino al 17 febbraio.

Sempre nella capitale, al Piccolo Eliseo fino al 24 febbraio, va in scena la commedia Exit per la regia del giovane Fausto Paravidino, autore anche del testo. A e B sono una coppia ma c’è qualcosa che non funziona più. Parlano tra loro e con il pubblico, per capire quali siano i motivi della crisi che si rivelano molteplici: la politica, i figli, il non averli, il sesso, la gelosia. I due si imbattono in altri personaggi: C, una giovane studentessa universitaria e D, un altro uomo. Gli interpreti Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Angelica Leo e Davide Lorino si calano con passione nei rispettivi personaggi per una commedia dai toni cinematografici e dal ritmo incalzante. “È andata – scrive Paravidino nelle note di regia – che ho cercato di aiutare questa coppia a capire cosa c’era che non andava ed è una cosa che non è mai facile da capire. Mi sono divertito a conversare con loro. Il primo atto è così: loro un po’ si parlano e un po’ parlano al pubblico. Poi c’è un altro atto tutto diverso. La loro storia non funziona più e allora quei due cercano se stessi fuori di casa e così facciamo la conoscenza con altri due personaggi. Terzo atto: resa dei conti. Resa dei conti non nel senso di vendette, nel senso drammaturgico, i conti devono tornare, quel che s’è seminato si deve raccogliere, se c’è un fucile in scena prima della fine sparerà. Qui fucili non ce n’è, ci sono i calzini, ci sono un sacco di gelati, c’è la politica, il vino, Woody Allen, l’Iraq, i figli, il non averne”.

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