Signorina parli più piano. È un’ex latteria di Brera, oggi caffè Jamaica, il luogo in cui l’arte di Valentina Chiappini, artista poliedrica, ha avuto l’incontro determinante. Giuseppe Zecchillo, baritono e caro amico di Piero Manzoni, le ha raccontato l’artista degli Achrome nella sua verità e ha fatto sì che quello con Manzoni divenisse un legame (nella poetica) imprescindibile. Il trittico Manzoni’s hurricane, Il Faut etre absolutament modern e Dado Manzoni, in mostra alla galleria 291Est (Roma), è il risultato artistico dei racconti e dell’arte di Manzoni in Valentina Chiappini, un omaggio alla persona e all’artista.
Influenzata da Basquiat e Warhol, ma anche dal teatro di Artaud e di Jodorowsky insieme alla poesia di Baudelaire, l’elemento caratterizzante dei quadri dell’artista siciliana è il graffio. In Lame strati di colore trovano la loro immagine attraverso la serigrafia che la Chiappini vi applica per poi graffiarli. Non sono tagli alla Fontana, ma lame affilate, «stati della coscienza che riemergono – spiega la Chiappini che si appresta a volare a Parigi per una residenza – tra elementi pop e movimenti violenti». La Chiappini con le sue opere vuole mostrare il cortocircuito tra arte e mercato.
Celata tra immagini icone, feticci contemporanei, come Moira Orfei, vi è una forte critica al sistema contemporaneo che considera l’arte una merce di scambio, all’industria culturale che vede nell’elemento creativo puro intrattenimento spogliandolo di ogni essenza. “Il circo? È il mondo dell’arte”. Valentina Chiappini non è solo una pittrice ma da quattro anni realizza insieme a Xabier Iriondo delle performance in cui la lama che graffia il quadro, così come i bracciali che indossa, diventano suoni amplificati dai piezo elettrici.
fino al 24 febbraio
Galleria 291 Est/Inc, viale dello scalo San Lorenzo 45, Roma
info: www.galleria291est.com