Set up, buona la prima?

Che le fiere collaterali debbano svolgersi in luoghi evocativi e lontani dall’asettico modello in stand di cartongesso è divenuta ormai una prassi consolidata anche in terra italiana. Cugina della torinese The Others, la fiera bolognese indipendente Set up – firmata, Gavioli, Mangani, Zannoni – ha chiuso i battenti nella tarda nottata di ieri con piena soddisfazione da parte degli organizzatori in termini di pubblico e di attenzione mediatica. Ma se la direzione applaude se stessa, la parola dovrebbe passare ai veri protagonisti di un evento fieristico – ovvero collezionisti, artisti e galleristi – le cui opinioni si spandono sopite tra gli stanzoni e i corridoi degli uffici dell’Autostazione di Bologna, raccontando una non piena soddisfazione circa l’offerta espositiva e le vendite messe a segno.

Ricco è interessante è stato invece il programma degli eventi collaterali, che ha visto l’avvicendarsi di talk e rassegne performative e musicali, coinvolgendo performer come Bösediva, Elena Mazzi, Sergio Racanati, Filippo Riniolo e Ivana Spinelli. Brillante e ricettivo è stato il momento del Ricreatorio, che ha visto artisti, galleristi e pubblico sfidarsi a calcio balilla sul calcetto di Michelangelo Pistoletto e Diego Paccagnella nel torneo Love difference fair play. The social transformation is a child’s game, o gareggiare al flipper Laxative di Giuseppe Stampone.

Non essendoci fiera senza premi, è stato allora presentato il Blumm prize, sponsorizzato dalla ideas company Pomilio Blumm, e dedicato ai giovani artisti italiani e stranieri tra cui figurano, fra gli italiani invitati, Matteo Fato, il duo degli Afterall e Lamberto Teotino. Nella serata di sabato è stato poi assegnato il premio Set up artista/curatore under 35, andato a Gianni Moretti con un progetto a cura di Manuela Pacella, per la galleria Fabbri C.A. di Milano.

Ben venga dunque la realizzazione di attività sperimentali in grado di stimolare i sensi creativi e il fermento culturale di un luogo, bisognerebbe invece chiedersi se la domanda nostrana di collezionismo d’arte contemporanea sia davvero così tanto vogliosa e bisognosa delle tante e disparate fiere presenti in Italia.