Primarie della cultura

Roma

A pochi giorni dall’apertura dei “seggi virtuali” per le primarie della cultura (www.primariedellacultura.it), indette dal Fai, Fondo per l’ambiente italiano, il verdetto dei votanti non lascia dubbi su quelle che gli italiani considerano le priorità per rilanciare la cultura. I numeri parlano chiaro: su circa 30mila votanti la fetta più imponente dei voti espressi, più del 17%, si è indirizzata a sostegno del tema numero uno: aumento degli stanziamenti pubblici al mantenimento del patrimonio storico e artistico e alle attività culturali. A quanto pare gli elettori mostrano enorme sensibilità nei confronti delle cifre snocciolate dal Fai, che certificano come gli stanziamenti per i beni culturali in Italia sono solo lo 0,19% del prodotto interno lordo, contro l’uno circa della Francia e l’1,20 dell’Inghilterra. Un gap considerato evidentemente piuttosto inopportuno per un paese come l’Italia, in cui l’industria culturale ha superato i 68 miliardi di euro e il cui contributo al pil è stimato al 4,5%. «Questo confronto con l’Inghilterra è mortificante – spiega Marco Magnifico, vicepresidente del Fai – perché l’Italia, a differenza dell’Inghilterra, è custode da 2000 anni della cultura occidentale. Il fatto che destiniamo così pochi soldi alle politiche culturali è un dato che ci colloca fuori dalla storia».

Magnifico rilancia però anche altri temi, sottoposti al vaglio degli elettori. Uno su tutti, quello dell’elaborazione di piani triennali per le risorse della cultura: «La programmazione triennale, soprattutto per il teatro e la musica moderna, consentirebbe all’Italia di reinserirsi nel sistema dei grandi interpreti». Ma la questione non è solo di disponibilità economica. Ci tiene a sottolinearlo Marco Magnifico, perché la quantità dei fondi spesso viene vanificata dal modo in cui vengono utilizzati. E la ragione è da ricercarsi, spiega, in un’inadeguata organizzazione del ministero dei Beni e delle attività culturali: «Prima la tutela era la priorità. Oggi si rende necessario affiancare la gestione alla tutela, altrimenti si continueranno a vedere sprechi come quello verificatosi al Museo archeologico di Reggio Calabria, per il restauro del quale sono stati spesi troppi soldi, a fronte di un risultato ancora incompiuto». Non a caso la riforma del Mibac è un altro dei temi proposti agli elettori delle primarie.

L’obiettivo è giungere entro il 28 gennaio, data di chiusura delle primarie, a definire le “top five” scelte dagli utenti, da proporre successivamente alle forze politiche in corsa per le elezioni di fine febbraio.

Il Partito democratico ha già strizzato l’occhio a questo ambizioso tentativo, ma il Fai ha anche un nuovo interlocutore in politica. Si tratta del presidente, autospeso, della fondazione, Ilaria Borletti Buitoni, che ha annunciato la sua candidatura ufficiale nella Lista civica del presidente Mario Monti. Una scelta che ha determinato la sua autosospensione dall’incarico nel Fai e il conferimento delle funzioni di presidente al vice, Magnifico. La decisione non ha mancato di generare un po’ di imbarazzi ai piani alti del Fai. Soprattutto per via della tempistica con cui si sono avvicendate la notizia del lancio delle primarie, il 7 gennaio, e quella della candidatura della Borletti, il 9 gennaio. Possibile che fosse una strategia mediatica per corroborare la discesa in politica del presidente del Fai? Niente di tutto ciò, assicura Magnifico: «Si è trattato di una disgraziata contemporaneità – rivela – non voluta e progettata. Quando abbiamo ideato le primarie la signora Borletti non aveva pensato di candidarsi. La scelta è nata negli ultimi giorni». La Borletti conferma, in una nota, e rinnova il suo sostegno agli impegni del Fai: «Ho scelto una lista civica che rappresenta la società civile per essere libera di esprimere con assoluta indipendenza da qualsiasi partito una posizione non negoziabile sui temi che sono propri del mio impegno al Fai. Vi ho aderito solo a queste condizioni e con queste garanzie».