Lazio, idee per la cultura/7

Quale spazio per l’arte contemporanea? Quale ruolo per la cultura nella nuova giunta che da febbraio sarà alla guida della regione Lazio? In attesa delle amministrative, i protagonisti del settore hanno chiesto a Nicola Zingaretti, il candidato del centrosinistra e segnatamente del Pd, di dire la sua sul sistema delle arti contemporanee. Associazioni, galleristi, fondazioni, artisti e operatori del settore si sono incontrati in occasione di Contemporaneart negli spazi della fondazione Pastificio Cerere, a Roma, per confrontarsi con l’ex presidente della provincia. Di seguito una sintesi degli interventi per dare un quadro dei desiderata dei protagonisti e nel complesso – è il caso di dirlo – dello stato dell’arte nella nostra regione. L’intervento di Zingaretti può essere ascoltato direttamente qui. Ringraziamo Marcello Smarrelli, direttore artistico della fondazione – a seguire la sua intervista sull’evento – e Vocazione Roma per la disponibilità.

Smarrelli, perché l’impegno della fondazione Pastificio Cerere sull’iniziativa Contemporaneart, quali gli obiettivi? «Lo scorso 25 settembre Nicola Zingaretti, allora presidente della provincia di Roma,  è venuto in visita alla fondazione Pastificio Cerere e ha espresso parole di grande apprezzamento che riporto esattamente: «Questa è una visita che ho voluto fare per vedere con gli occhi quella che è una delle perle di questa città. L’ex pastificio è un luogo incredibile che ospita artisti e che con la sua attività costituisce un patrimonio ricchissimo per Roma. È inoltre la dimostrazione che la cultura è ricchezza, coesione sociale ma anche un’opportunità per crescere». È iniziato così uno stretto rapporto tra la fondazione Pastificio Cerere, Nicola Zingaretti e Vocazione Roma, presieduta da Elisabetta Maggini che ci ha chiesto di collaborare alla realizzazione di Contemporaneart.  L’incontro non aveva né la pretesa né l’obiettivo di essere omnicomprensivo: noi della fondazione Pastificio Cerere abbiamo invitato le persone con cui ci confrontiamo quotidianamente, con cui lavoriamo e di cui abbiamo stima, mentre lo staff di Vocazione Roma ha invitato le persone con cui ha collaborato durante gli anni della propria attività. L’idea era di organizzare un tavolo di lavoro aperto, un brainstorming da cui far nascere proposte concrete e fattibili, non di fare un censimento di tutti quelli che nella Regione Lazio si occupano di arte contemporanea. Alcuni esponenti delle diverse categorie, che compongono il cosiddetto sistema dell’arte, sono stati invitati da Vocazione Roma e dalla fondazione a presentare una serie di proposte concrete che Zingaretti potrà raccogliere e inserire nel suo programma elettorale. L’incontro è nato dalla convinzione condivisa, con Vocazione Roma e lo stesso Zingaretti, che l’arte contemporanea costituisca un’opportunità di sviluppo del territorio, in stretta relazione con le rapide modificazioni a cui questo è continuamente sottoposto. La vicinanza all’arte attiva nelle persone uno sguardo critico e progettuale in grado di collocarsi nel punto d’intersezione tra sensibilità individuale e collettiva, promuovendo una domanda crescente di qualità della vita che si misura con spazi urbani e tematiche attinenti alla sfera pubblica. L’arte contemporanea ha come riferimento la realtà e gli scenari del futuro, come soggetto non solo le istituzioni museali e i luoghi istituzionali, ma soprattutto le aree urbane ed extraurbane sensibili, spesso caratterizzate da tensioni legate all’identità, all’abitare, alla comunità, all’integrazione, allo sviluppo sostenibile. Attraverso la rilettura del territorio, l’arte prefigura nuove situazioni e trasformazioni, ridisegna spazi e modelli di vita, si preoccupa della qualità dell’ambiente e della convivenza sociale, contribuisce a rinsaldare i legami con il territorio, stimola negli abitanti e nelle istituzioni processi di consapevolezza, innescando un desiderio di riappropriazione, riqualificazione e valorizzazione. Gli interlocutori di chi opera nell’ambito dell’arte contemporanea devono essere da una parte enti e amministrazioni pubbliche, interessate a reali strategie di sviluppo territoriale, dall’altra le attività produttive pubbliche e private con la loro struttura e il loro funzionamento, strettamente legato alle regole della produzione. In quanto attivatore del pensiero, l’arte rompe i paradigmi del sapere comune, favorendo l’innovazione e il miglioramento della società».

Un bilancio dell’iniziativa? «Per quanto mi riguarda è stato ottimo, le proposte nella maggior parte erano coerenti con le competenze della Regione e tutte molto interessanti. I rappresentati dei vari gruppi hanno fatto un ottimo lavoro nel sintetizzare, nei cinque minuti concessi a ogni intervento, le necessità e le speranze per il futuro dell’arte contemporanea nella nostra regione».

Una proposta concreta da parte tua per Zingaretti. «Credo che dovrebbe essere assolutamente costituita una commissione scientifica composta da esperti nel settore, sul modello dell’Arts council England (agenzia di sviluppo per le arti incaricata di distribuire fondi pubblici in Inghilterra), in modo da garantire la qualità dell’investimento delle risorse pubbliche destinate al sostegno della ricerca artistica contemporanea, facendo molta attenzione alla scelta dei componenti di questa commissione per non ricadere nelle logiche clientelari e nepotistiche fin troppo note».

I prossimi passi e il tuo augurio per Roma e il Lazio. «Spero che Zingaretti torni presto al Pastificio Cerere a raccontarci cosa ha inserito nel suo programma elettorale o nella sua agenda, come usa adesso, di tutte le proposte che gli sono state consegnate. Mi auguro che tutto quello che succede a Roma trovi la forza di risuonare a livello internazionale, di parlare al mondo. La ricchezza di Roma come luogo di ispirazione, di laboratorio di idee è inesauribile e ne fa un luogo straordinario ma anche complesso, che va conosciuto profondamente al fine di poterne sfruttare tutti i vantaggi. Bisogna conoscere in modo capillare questo difficile territorio in cui si deve operare e, come le vicende storiche di Roma insegnano, avere un occhio puntato sulla realtà più intima della città e uno puntato a livello internazionale, al mondo. È necessario che il grande passato di Roma torni a risplendere con la grandezza dell’arte contemporanea, come abbiamo visto nel ciclo di mostre I giganti curate da Ludovico Pratesi ai Fori, o in Luce di pietra, la mostra che ho cocurato con Henry-Claude Cousseau a palazzo Farnese e in altri luoghi storici della città. Roma non è una città come le altre, bisogna conoscerne molto bene il passato per poterne progettare il futuro, senza improvvisazioni o sensazionalismi inutili, visto che qui è già tutto sensazionale».

L’intervento introduttivo di Nicola Zingaretti

Leggi l’intervento di Fabrizio Russo

Leggi l’intervento di Alfredo Pirri

Leggi l’intervento di Giorgio Galotti

Leggi l’intervento di Claudia Cavalieri

Leggi l’intervento di Francesca Romana Pinzari

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