Scritte con il colore

La mostra Da terra mia sembra suggerire che per coprire trent’anni di carriera di un artista enormemente prolifico, quale è il pittore Arcangelo (Avellino, 1956), servano almeno due spazi espositivi. In questo caso sono le gallerie Eventinove, nella sua sede si Borgomanero (No), e la Marcorossi arte contemporanea di Monza a dedicare i mesi di novembre e dicembre a un ampia collezione di lavori dell’artista, divisi tra cicli che prendono spunto dai paesaggi della sua vita – la sua terra, il Sannio, come per la serie che dà il titolo alla mostra e i Sanniti, i suoi viaggi in Oriente, ritratto nei misteri, tappeti persiani e Verso Oriente, e l’Africa, per i cicli Dogon, Segou e Beirut – , opere su carta che talvolta si assemblano in installazioni di grandi dimensioni, quasi fossero l’espansione delle pagine del diario personale del suo autore.

Cariche di segni, simboli e grafemi, con cromie accese o terrose e neri profondi come le notti, piene «di tracce gestuali, di accenni figurativi, di colature di colore, di scritte e di macchie», come le descrive Ivan Quaroni, curatore e critico d’arte che da anni segue il lavoro dell’artista, le carte di Arcangelo sono sempre singolari, riconoscibili, evocative e piene di fascino. Esprimono la forte personalità dell’artista, l’impulso irrefrenabile della sua passione, la sua sete di conoscenza. Ci raccontano il suo senso di appartenenza, che è «la chiave indiscussa del suo lavoro», per la terra che non è quella d’origine – anche se questa riveste un ruolo di primo piano nella geografia personale dell’artista –, e per il genere umano. Da terra mia è soprattutto una mostra di racconti di viaggio. «Da un lato, vi è il viaggio interiore – scrive il critico e storico dell’arte Walter Guadagnini –, quello nel profondo, non solo della propria cultura, ma anche di se stesso: sono questi i viaggi che hanno caratterizzato in particolare la prima stagione di Arcangelo, i dipinti designati da vocaboli come “terra”, “mare” “cielo”, nei quali alla fisicità della pittura faceva da contraltare una sorta di astrazione del luogo.

Dall’altro lato si trova invece il viaggio nella sua accezione più comune e letterale, quel muoversi verso una meta, verso un altro da sé. Di questi viaggi reali, quello verso il continente africano è quello che incide con maggiore forza e immediatezza sulla stessa evoluzione pittorica dell’artista, quasi si trattasse di una vera e propria rivelazione, di un punto di non ritorno all’interno di una pratica artistica che, per Arcangelo, è in tutto e per tutto pratica di vita, non esercizio di stile o atteggiamento mondano».

fino al 23 dicembre

Eventinove arte contemporanea, corso Garibaldi 29, Borgomanero

Marcorossi artecontemporanea, via Vittorio Emanuele 44, Monza

info: www.eventinove.com