Le donne fluxus

È raro assistere a momenti nella storia dell’arte dove le donne siano coinvolte attivamente. Tra questi c’è il movimento Fluxus, dove, diverse donne artiste provenienti dai luoghi più disparati si sono incrociate e creativamente intrecciate: si parla ad esempio di Yoko Ono, Charlotte Moorman, Alison Knowles, Shigeko Kubota, Takako Saito, Mieko (Chieko) Shiomi, Kate Millet, femminista ed attivista, Simone Forti e Carolee Schneemann attive al Judson dance theater di New York all’inizio degli anni Sessanta. A cinquanta anni dalla sua nascita, la fondazione palazzo Magnani di Reggio Emilia dedica una mostra proprio a questo interessante e vivace movimento: Women in fluxus & other experimental tales che intende raccontarne la storia e la filosofia.

In mostra si osserva l’aspetto (proto)concettuale del fenomeno sperimentale, già implicito nel termine concept art, coniato da Henry Flynt. Ma non solo: si può osservare una selezione di opere di artiste che indagarono intorno ai nuovi concetti di identità, considerando il ruolo e pertanto l’immagine femminile come prodotti dalla realtà sociale e culturale. Caratterizzate da un atteggiamento anti-artistico e di rivolta, non è un caso che le serate Fluxus a New York, in Giappone e in Europa vedano protagonisti una serie di eventi definiti neodadaisti: concerti collettivi e performance brevi quanto semplici, dissacranti e divertenti. Profondamente guidato da principi antielitari, volti a instaurare una relazione con la realtà sociale e quotidiana, Fluxus si oppose così fortemente ai fenomeni di mercificazione dell’arte nella società capitalista del dopoguerra da arrivare a ribaltarne completamente la definizione stessa.?  “Tutto è arte, tutti possono farne. L’arte deve essere divertente, occuparsi di tutto ed essere accessibile a tutti” sosteneva George Maciunas, fondatore di Fluxus.

Per questo ai vari happening collaterali alla mostra sono attese migliaia di persone per gettare e far fluire l’arte contemporanea in mezzo alla gente in un abbraccio metaforico alla città. A partire dalle ore 18 del 15 settembre grazie a enormi sfere rotolanti (Re-enactment di una storica performance degli anni ’70 in stile Fluxus) e lunghi drappi di colore blu il torrente d’un tempo, i suoi affluenti, ossia le strade che oggi si immettono sul Corso, vi confluiranno in un flusso di “invenzioni artistiche”. Su tappeti blu chiunque potrà divenire artista Fluxus e cimentarsi in azioni e situazioni tipiche del movimento: giochi d’acqua, concerti con oggetti mutuati dal quotidiano e azioni artistiche ecc. O si torneranno a suonare, come succedeva la notte del primo marzo, coperchi e pentole. In mezzo alla gente, artisti di grande profilo tra cui Phlipe Corner e concerti Fluxus nella strada e nei cortili. Poiché anche la buona tavola e il piacere di stare insieme qui contano molto, ecco cene colorate nei ristoranti della città, proprio quelli che negli anni ’70 erano frequentati dagli artisti di Fluxus. Qui la creatività si esprimerà ai fornelli e in sala creando cibi, pietanze, opere e installazioni che verranno documentate da riprese video.

fino al 10 febbraio

Palazzo Magnani, corso Giuseppe Garibaldi 29, Reggio Emilia

info: www.palazzomagnani.it

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