Siméon Chardin a Tokyo

Jean Baptiste Siméon Chardin, noto artista del Settecento francese, arriva per la prima in Giappone ospite nella sale del Mitsubishi museum, in una mostra curata da Pierre Rosenberg, il massimo esperto del pittore. Chardin, a differenza dei pittori suoi contemporanei, seguì un percorso formativo del tutto originale, non studiò nell’Accademia né si recò in Italia per il Grand Tour, ma si formò negli studi dei pittori Cazes prima e Coypel in seguito. Anche stilisticamente Chardin prende le distanze da quelli che erano i temi in voga al suo tempo, come la pittura mitologica o storica, me si dedica alle nature morte, soggetto da sempre considerato minore nell’ambito della pittura e che non permetteva di ottenere facilmente fama e alti compensi. Le prime nature morte, spesso di piccole dimensioni, sono dominate da colori scuri e raccontano con grande equilibrio compositivo la quotidianità. Non interni regali e banchetti fastosi, ma frugale eleganza, dove fanno bella mostra utensili in rame e piccole prede di caccia come lepri e colombi.

Lontane dai fasti dei fiamminghi del secolo precedente, le nature morte di Chardin sono intrise di un lirismo poetico che ben si sposa con la dettagliata rappresentazione del vero che il pittore è in grado di ricreare. A partire dal 1733 e per circa una ventina di anni Chardin si dedicherà anche alla pittura di genere. Questa stagione si apre con il ritratto del pittore e amico Joseph Aved (presente in esposizione) e raggiunge il suo picco nel 1740 quando Chardin, all’apice del successo, sarà anche ricevuto a corte da Luigi XV, al quale presenterà due opere, Saying grace (presente anche questo in esposizione) e The diligent mother. Ma anche durante questa fase produttiva il suo interesse si rivolge prettamente alle semplici attività di tutti i giorni e ai personaggi comuni, come la servitù e i bambini, piuttosto che ai volti e alle attività predilette dalle classi privilegiate. Tuttavia nel 1748, nonostante la pittura di genere gli avesse fornito committenze e notorietà, Chardin torna alla natura morta, alla quale si dedicherà esclusivamente dal 1750 fino a fine carriera.

In questo seconda fase creativa gli ambienti e il mobilio borghese si affiancano alla semplicità degli arredi che caratterizzavano la sua prima produzione, e anche la tecnica si modifica, con le pennellate che si fanno più morbide e l’impasto, uno dei suoi tratti tipici, che tende a scomparire. Il pittore riserva maggior attenzione al chiaroscuro, ai giochi di luci e ombre e ai riflessi, enfatizzati dalla rappresentazione nei suoi quadri di oggetti in vetro, argento e porcellana. Nella mostra di Tokyo è possibile ammirare 38 capolavori del maestro francese, distinti nei tre diversi periodi di produzione, e tra le opere è presente anche A vase of flower, in possesso del museo di Edimburgo. Al termine del percorso espositivo viene proposto un interessante parallelismo con i pittori Cezanne, Marquet e Redon, che molto probabilmente risentirono in alcune loro opere dell’influenza di Chardin. È anche possibile acquistare presso lo shop del museo il pergiato catalogo bilingue (giapponese-francese) della mostra.

fino al 6 gennaio 2013

Tokyo, Mitsubishi Ichigokan museum

info: mimt.jp/english