Artista di Bergamo, nato nel 1977, trova nei suoi inizi da muratore nei cantieri l’ispirazione artistica. Tra le macerie delle mura demolite ecco che spunta l’idea, che spinge l’artista a prendere quei materiali di scarto e a creare con essi qualcosa di nuovo, di diverso. A ridargli un’anima, attraverso la ricomposizione di frammenti di vite che hanno abitato quei luoghi ora distrutti. Ricomporre l’esistenza altrui per tessere le trame della vita stessa dell’artista.
Graziano Locatelli fotografa i sogni che si sviluppano nella camera oscura dell’inconscio: emozioni notturne che rivivono nella materia che prende corpo, dura e resistente, che si piega all’inganno di divenire ciò che in realtà non è. Nella mostra romana Frankie, l’artista mette in mostra dei luoghi oramai trasfigurati, non più riconoscibili, disabitati e provati di quel calore umano che li contraddistingueva quali nidi famigliari. Presenze che trasudano dalle pareti dismesse di un appartamento, tra le lamiere di un aereo o di un’automobile, tra i resti di una città devastata dal passaggio della lava. Il senso di smarrimento creato è quello tipico del non riconoscimento di qualcosa che prima era familiare.
È il noto perturbante, quella sensazione estranea e al contempo conosciuta che inquieta l’animo e che mette a nudo spettri del passato, tracce di chi c’era e ora non c’è più, presenze che non si dissolvono ma restano ad abitare le pieghe di un lenzuolo o l’angolo appuntito di un foglio di alluminio. La musica, qui, svolge un ruolo essenziale: lo spettatore viene condotto per mano nell’esposizione, guidato dalle sonorità di Fabrizio De André o di Jesus and Mary Chain, mentre prende coscienza di quelle cattedrali di ipocrisia e quegli idoli mostruosi cui passa accanto, lasciando anch’egli una traccia di umanità che rimarrà nel tempo.
fino al 20 ottobre
Interazioni art gallery, piazza Mattei 14, Roma