Non ci ammazzerete mai tutti

Roma

L’artista Sevak Grigoryan mette in campo, ancora una volta, la memoria del suo popolo e della sua intima ferita: la testimonianza, traslata in generazione, di un periodo buio, riscattato dalla luce dell’arte. Laddove ha taciuto e tace la storia, laddove anche “Dio ha smesso di giudicare”, come recita una nenia armena, la verità viene affidata alle trasmissioni orali e alle produzioni artistiche della diaspora, che dissuadono dalle menzogne delle fonti ufficiali. Un “bambino” ci mostrerà l’orrore e la disperazione di una rivendicazione, che non vuole vendetta, ma sfida l’oblio: un semplice volto si moltiplica in quello di tanti altri, con la precisa intenzione di essere intimamente ascoltato. Nel suo tragico silenzio, l’infanzia rubata, interrogherà lo spettatore sulla sua vera consapevolezza storica, in un labirinto emozionale che non risparmierà lo shock finale d’ignoti numeri, vigili contro coscienze pericolosamente sorde. Nel futuro che irrompe dalla porta, il presente evoca il passato, documentando l’ignavia dell’era contemporanea. Siamo davvero così impotenti e fatalisti? Un nuovo avvenire per i posteri forse è possibile, ma l’immaginazione corre veloce e si scontra con un’insormontabile incognita viscerale. A cura di Vania Caruso e Rossella Della Vecchia.

 

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