Venezia coperta di stoffe

I linguaggi dell’arte contemporanea si moltiplicano costantemente e con essi crescono i media attraverso i quali si esprimo. A turno, una di queste modalità espressive diventa predominante sulle altre e i materiali che prima erano serviti a dare vita a innovative sperimentazioni, vengono messi ingiustamente in disparte, dando vita a nicchie per appassionati del genere e artisti specializzati. È così per il vetro, la ceramica, il legno, sempre troppo in bilico con la produzione artigianale perché gli snobismi degli addetti ai lavori li calcolino appieno come materia d’arte, e lo stesso discorso è certamente applicabile all’arte tessile.

Per fortuna ci sono delle realtà locali che, per tradizione, si sentono particolarmente affini a una delle sopracitate pratiche artistiche e gli dedicano quello spazio che altrimenti faticherebbero a ritagliarsi. Accade a Venezia, dove il Centro studi del tessuto e del costume, ospitato dal secentesco palazzo Mocenigo, raccoglie un’ampia rassegna di opere ascrivibili al genere della Fiber art, intitolata Miniartextil. Il “portego” al primo piano accoglie 54 “minitessili” selezionati tra gli oltre 350, provenienti da 43 diversi paesi di tutto il mondo, che hanno preso parte al Concorso internazionale d’arte tessile contemporanea, incentrato quest’anno sul tema dell’energia, promosso dall’associazione Arte & arte di Como.

A completare la mostra ci pensano sei installazioni di grandi dimensioni e dal forte impatto visivo in cui la trama e l’ordito si incontrano per raccontare, attraverso stimoli quasi subliminali, l’universo creativo che presiede all’inarrestabile evoluzione della sintassi artistica di questo straordinario e antichissimo genere. Nascono così le opere Fireworks, del polacco Wlodzimierz Cygan, rappresentazione di un fuoco d’artificio del momento dell’esplosione, Rialto, del francese Jean-Philippe Hausey-Le Plat, un grande toro fatto di sacchi di juta, Aura Fm dell’artista slovena Anda Klancic, Luce, del giapponese Nao Kimura, toccante omaggio ai connazionali vittime dello tsunami dell’11 marzo 2011 e, infine, Vanity ambient e Cocon, rispettivamente degli italiani Vincenzo Marsiglia e Ester Negretti.

 

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