Curata da Myriam Zerbi e Luisa Turchi nella cornice del museo nazionale di villa Pisani a Stra (Venezia), l’esposizione presenta i differenti aspetti dell’occupazione attraverso le raffigurazioni dei mestieri svolti a Venezia – e nel suo entroterra – lungo l’intero secolo che segue la caduta della Serenissima.
La mostra, aperta fino al 4 novembre, propone una serie di opere celebri e lavori meno noti di artisti che scelgono come soggetto del loro dipingere il popolo, nell’esercizio delle attività quotidiane. L’esposizione guida il pubblico in una Venezia con campi popolati dall’animazione caratteristica dei mercati, con calli, ponti e canali percorsi dal vociante passaggio di ambulanti: arrotini, venditori di caldarroste, lustrascarpe, fiorai, carbonai, burattinai e suonatori girovaghi. Dal canto loro, le donne vendono polli, fiori, frutta, ma sono anche lavandaie, balie, cuoche e serve. Le immagini dipinte inducono a curiosare all’interno di case (oppure di laboratori) dove sartine, ricamatrici e merlettaie lavorano – aghi e fili alla mano – in ambienti umili dove un notaio stipula un contratto di matrimonio, dentro le botteghe dove barbieri, calzolai e sarti sono nell’esercizio del loro mestiere e dove gli antiquari espongono preziose merci.
Uscendo dalla laguna, il visitatore è accompagnato nel brio luminoso di un giorno di mercato in piazza delle Erbe a Verona, nell’umida atmosfera di una pescheria a Chioggia, nell’esuberanza dei mercati di Badoere e Serravalle e nelle campagne dove sono all’opera mondine, contadini, zappatrici, fienaiole e pastori.