La vanità secondo La Chapelle

Divertente, ironico, dissacrante. Ma anche kitsch, esageratamente glamour e mai banale. Potrebbe essere questo il ritratto, a tinte forti, di David La Chapelle, fotografo delle star, artista dello scatto preparato, costruito e messo in scena. Non un reporter d’assalto che insegue affannosamente l’stante da immortalare, ma l’artista dell’immagine pensata, rielaborata accuratamente come su un set cinematografico. Un regista appunto. Di un film sulla nostra società, quella del narcisismo dilagante dove il vizio della vanità gongola tra lustrini, luci al neon, colori sgargianti nel nome della superficialità. Salvo poi tradire un vulnerabile decadentismo. La Chapelle si diverte e fa divertire, mostrando e inducendo alla riflessione. Di un mondo incantato e marcio rivela le ombre illuminandole. L’artista statunitense è protagonista a Lucca di un’interessante mostra che ne ripercorre l’intera produzione. Riuniti 53 scatti appartenenti a 10 serie: Star system, Deluge (Awakened), Earth laughs in flowers, After the pop, Destruction and disaster, Excess, Plastic people, Dream evokes surrealism, Art references e Negative Currency. La Chapelle, dice il curatore Maurizio Vanni «è semplicemente un sismografo del proprio tempo che rende evidenti concetti e considerazioni, visualizzandoli prima nella propria mente, attraverso scatti concepiti come fossero grandi dipinti. In molti suoi lavori, infatti, l’approccio è più da pittore tradizionale che da fotografo. La scelta degli argomenti, il suo lavorare per serie, il suo desiderio di raccontare e di raccontarsi, la volontà di creare un palinsesto dove sistemare le sue figure ci ricorda un pittore antico che prepara, con dovizia e attenzione maniacale, una scena dal vivo prima di ritrarla con i colori ad olio. La Chapelle non aspetta il momento speciale, ma lo inventa o lo pianifica, magari bloccando l’intuizione con il disegno o dipingendone una bozza con gli acquarelli». «La Chapelle – continua Vanni – da acuto osservatore riesce a smascherare le miserie morali, le debolezze e le ipocrisie dell’uomo moderno scoprendo la verità dei fatti, le contraddizioni e l’usura dei sentimenti umani. Per l’artista americano il fare arte corrisponde a una riflessione, a un divertimento, a un gioco serio, ma anche a un pensiero, a un’emozione e allo stupore di far notare le differenze. L’ironia di certi suoi scatti scaturisce dall’imprevedibilità di una composizione che, spinta all’eccesso, esalta il vizio della vanità.

 

Dal 29 giugno al 4 novembre

Lucca Center of Contemporary Art

via della Fratta 36, Lucca

Info: www.luccamuseum.com