Artisti, non artiste, per favore

Organizzata dalla galleria Tonelli di Milano, la presentazione del libro Le signore dell’arte scritto da Rachele Ferrario, storico e critico dell’arte, ha visto la partecipazione della stessa autrice. Introdotta da Paolo Manazza, critico e giornalista, Rachele Ferrario ha messo in luce le protagoniste del suo ultimo scritto: Carla Accardi, Carol Rama, Giosetta Fioroni e Marisa Merz. Quattro artiste, che nella loro differenza sono considerate senza dubbio “pioniere della libertà e dell’anticonformismo”. Quattro artiste che in verità vogliono farsi chiamare pittori o artisti. Nel testo della Ferrario, le loro opere prendono forma nello scorrere di episodi del quotidiano, aspetti fondamentali per comprendere nel profondo la loro arte e per mettere a fuoco il filo invisibile che le lega le une alle altre. «Non vogliono essere pittrici ma pittori, non artiste ma artisti. Ho pensato che questo argomento meritasse un approfondimento, perché queste donne non vogliono essere riconosciute per il genere ma per la loro arte – svela Rachele Ferrario – perché nell’arte trovano il territorio dove spendere la loro libertà e dove raggiungere la loro emancipazione, che non è un’emancipazione solo femminile ma anche d’espressione autonoma artistica».

Il loro modo di compiere la rivoluzione sul piano culturale e dello stile le rende testimoni della libertà nell’arte contemporanea, e ancora oggi grandemente attuali. Tra gli orrori della guerra e il fermento culturale dei primi decenni del dopoguerra queste quattro donne sono forti e vivono la loro arte nonostante tutto e più che mai, tessendo la forma del contemporaneo. “Con le loro opere hanno lanciato e vinto la scommessa dell’arte come territorio franco della libertà femminile, dove i confini dei generi scompaiono ed esiste solo il lavoro, la ricerca“, scrive l’autrice nell’introduzione al testo. Come storico dell’arte del resto la Ferrario è curiosa. Prima si accontentava delle date dei fatti, ora cerca di capire come sono i luoghi e le situazioni che hanno un peso nel lavoro delle creativ.e «È una sorta di incroci, di modi d’essere, di personalità. Il mio è un tentativo di leggere la storia dell’arte e le opere anche da un altro punto di vista – racconta l’autrice – ecco perché amo gli archivi, perché in essi trovo le prove di ciò che intuisco».

Diventa essenziale per l’autrice il rapporto con l’intimità della vita di un’artista per conoscerla davvero. Questo è l’approccio che le ha permesso di realizzare anche il suo scritto antecedente, Regina di quadri, Mondadori, 2010, dedicato a Palma Bucarelli. Rachele, rispettando il lato privato della vita dei personaggi che racconta, mostra i lati salienti con cui interpretarli, abbracciandoli con una ricca comprensione. Essendo in corso la prima mostra antologica di Marisa Merz alla Fondazione Merz di Torino, l’autrice di dedica un pensioro all’artista: «Il suo lavoro è un’espressione di un senso quasi embrionale della materia, è come se in lei ci fosse l’irruzione di un’energia nuova, tutta interiore.  È in grado di avvicinare cose lontanissime tra loro partendo da cose che stanno nello spazio della vita quotidiana e le rende assolute. Le sue sculture, benché ispirate a piccoli eventi della vita che possono sembrare senza importanza, in realtà non solo hanno un motivo prezioso che protegge queste opere ma per chi sa coglierlo possono mostrare un lato sconosciuto e una grande metafora: la fatica fisica che si fa per dominare anche i moti umani e che lei spesso traduce come se fossero i versi sintetizzati di una poesia».

info: www.mondadori.it