L’arte senza avvocati

L’arte contemporanea, nella molteplicità delle sue forme espressive, sta mettendo in crisi definizioni di diritto che si pensavano acquisite. Sempre più astratta e concettuale, improvvisamente dematerializzata e trasformata, l’arte al giorno d’oggi non viene più considerata solo per il suo valore estetico, quanto per il suo valore intrinseco. Concetti come diritto d’autore, copyright, proprietà e paternità di un’opera, finora consolidati, vanno ridefiniti e molte volte contestualizzati in un sistema dell’arte in continua evoluzione. Molte delle ricerche artistiche attuali stanno scardinando e abbandonando il principio dell’opera d’arte come oggetto completo e fine a se stesso. Le nuove espressioni d’ arte, per definizione, non comportano limiti, i contributi linguistici e gli elementi fattuali storici che li caratterizzano ne ampliano il valore, rendendo complicata la loro descrizione e ancor di più la loro determinazione giuridica.

L’esperimento artistico collettivo sotteso all’annuale festival Burning man, organizzato sulla distesa salata del deserto Black rock nello stato del Nevada, oppure Alba, il coniglio transgenico di Eduardo Kac, testimoniano idee e non oggetti d’arte, difficilmente preservabili. Come tutelare un’idea non identificabile né oggettivizabile? Come determinare la proprietà quando l’artista non è sempre lo stesso, senza creare conflitti tra diritti da proteggere? E come può un museo documentare la storia quando l’opera in mostra è lì, e vive in quel momento? Non trovando finora una definizione uniforme dell’arte contemporanea da parte di esperti legali, i giudici davanti alle controversie più disparate il più delle volte non riescono a seguire il discorso artistico. E non potrebbe essere altrimenti : mentre la legge è espressione della visione della società, l’artista, dal proprio canto, offre una visione contraria alla società.

Per iniziare a identificare le controverse questioni artistiche che si presentano a livello internazionale sulle scrivanie di autorevoli giuristi, l’unica strada percorribile sembra essere il dialogo stretto tra giurisprudenza e mondo dell’arte. L’Art cultural institutions and heritage law commite e dell’International bar association ha avviato nel maggio scorso la prima tappa di questo confronto con una due giorni di lavoro inaugurata in collaborazione con il Maxxi di Roma. La conferenza, coordinata dall’avvocato Massimo Sterpi (nella foto), ha trattato molteplici argomenti tra i quali: i nuovi confini del concetto di arte e le sue conseguenze giuridiche , il carattere immateriale delle performance, le questioni legali sollevate dall’arte digitale. Un intenso e coinvolgente dialogo tra giuristi, artisti e protagonisti del mondo dell’arte.

info: www.fondazionemaxxi.it

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