Un tedesco in Spagna

Tutto Kirchner in mostra a Madrid, dalla scoperta del colore di Van Gogh e Gaugin, passando per l’Espressionismo degli anni berlinesi fino alle ultime opere in cui il linguaggio diventa astratto. Una grande retrospettiva alla fondazione Mapfre, visibile per tutta l’estate, ripercorre cronologicamente l’opera del padre dell’Espressionismo tedesco proponendo al pubblico oltre 150 opere, arrivate nella capitale spagnola da 27 tra collezioni private e musei del mondo, tra cui il museo Kirchner di Davos, luogo della Svizzera che ispirò molta della sua arte, il centre George Pompidou di Parigi, la national gallery di Washington e la nationalgalerie di Berlino. Il ricco percorso costellato da oli su tela, sculture e opere su carta, è corredato da una selezione di 35 stampe moderne di fotografie con cui l’artista ha documentato la sua vita e il suo processo creativo. Per la prima volta in Spagna viene mostrata al pubblico la ricchezza della produzione del pittore successiva alla prima guerra mondiale, concepita durante l’internamento al sanatorio e la convalescenza a Davos, e influenzata dal Bauhaus, da Picasso, Le Corbusier e Léger.

Il percorso inizia con una sezione dedicata agli anni giovanili quando Kirchner, studente di architettura, scopre l’opera di Van Gogh, Klimt e Matisse, dominata dal colore. Partendo da questi spunti, inizia a sviluppare uno stile proprio, basato sul colpo di pennello largo e fluido, e colori vibranti. Nel 1905 conosce a Dresda gli artisti Fritz Bleyl, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff, con i quali fonda il Die Brücke (Il ponte) che getterà il seme di uno dei movimenti più importanti tra le avanguardie del Novecento. Una pittura all’insegna della libertà vitale, la spontaneità e l’autenticità, come scritto nel manifesto del gruppo: tre termini programmatici ai quali Kirchner rimarrà fedele tutta la vita. La seconda sezione della mostra è dedicata all’Espressionismo a Berlino dove le forme si fanno più rigide e spigolose, i colori più stridenti e le prospettive azzardate. L’atmosfera delle strade metropolitane diventa la sua principale fonte d’ispirazione. Sono anni in cui Kirchner sperimenta diverse tecniche artistiche e soggiorna spesso all’isola di Fehmarn, sul Baltico, dove realizza numerose tele, disegni, pastelli e incisioni in cui il soggetto principale è il nudo all’aperto, tema ricorrente nella sua produzione perché rappresenta l’unione tra l’uomo e la natura. Le opere degli anni berlinesi sono permeate di ansia e deformazioni, avvisaglie di uno stato psichico instabile. Nonostante il grande successo artistico, infatti, il troppo lavoro, la vita caotica della città e la dipendenza da droghe mettono a repentaglio la salute dell’artista che ha un collasso mentale e psichico e viene internato in diversi sanatori.

Malgrado la malattia, dà vita ad alcune delle sue opere più straordinarie come alcuni autoritratti da cui si evince la paura e l’angoscia del tempo di guerra. La quarta e penultima sezione ricorda il periodo trascorso a Davos dal 1917 quando Kirchner iniziò a dipingere la vita di paese e i paesaggi alpini che diedero nuova linfa alla sua immaginazione: un’intensa esperienza visiva e cromatica. “In questi luoghi – scrisse – risiede la vera dimensione del colore”. Risale a questo periodo, per esempio, Vita alpina, un trittico del 1917-19 conservato al museo Kirchner di Davos. Il cromatismo intenso e il disegno nervoso degli anni berlinesi lasciano il posto a delle composizione più calme dai colori chiari. Traendo ispirazione dalle tecniche di ricamo e tessitura rurale, il pittore dà vita a composizioni di macchie di colore giustapposte, in uno “stile-tappezzeria”. L’ultima sezione della mostra è la più importante per l’interpretazione dell’opera di Kirchner che, nel 1925, cambia radicalmente il suo linguaggio, avvicinandosi all’astrazione, al Bauhaus, Picasso, Léger e Le Corbusier, ma senza abbandonare la forza del colore. L’immaginazione e l’osservazione della natura si fondono. L’artista segue con ansia e preoccupazione la presa di potere del nazismo: 639 delle sue opere, considerate arte degenerata, vengono confiscate e sequestrate dai musei tedeschi e lui viene espulso dall’Accademia prussiana delle arti. L’annessione dell’Austria alla Germania nel 1938 gli fa temere una possibile invasione della Svizzera e lo porta a distruggere parte delle sue opere. È la fine per Kirchner che, il 15 giugno dello stesso anno, si uccide.

fino al 2 settembre

 

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