Il Museum of contemporary Art di Tokyo è il primo museo giapponese a presentare i lavori dell’artista concettuale tedesco Thomas Demand, dedicandogli una mostra personale che va dai primi lavori della sua produzione fino alle ultime creazioni video. Nato nel 1964 a Monaco di Baviera, Demand studia presso l’accademia di Belle arti di Monaco e di Düsseldorf come scultore. Le sue opere sono realizzate però con materiali che raramente vengono abbinati alla scultura, ossia carta e cartone. Tramite questi Demand ricostruisce abilmente interni, oggetti, complementi d’arredo, ricreando spazi e situazioni dal forte impatto realistico, prendendo spesso ispirazione da fatti di cronaca contemporanea o della politica attuale. Sue ad esempio la ricostruzione della cucina del rifugio di Saddam Hussein a Tikrit, o la riproduzione della stanza ovale della Casa bianca prima dell’insediamento del presidente Obama.
Non sono però i modelli realizzati con precisione e cura dei dettagli quasi maniacale a essere esposti, bensì le fotografie che l’artista stesso scatta alle sue opere prima di bruciarle. Un tipo di lavoro che ricorda la “fotoscultura” o “scultografia” e che permette a Demand di raggiungere un perfetto bilanciamento tra il realismo fotografico e l’artificialità. Le sue sculture sono fac-simili di architetture e spazi naturali, immagini del vero che l’artista imprime nello scatto, ribaltando i concetti di realismo e finzione. Questo utilizzo innovativo della fotografia ha reso Demand uno tra i più interessanti artisti contemporanei.
Ambienti noti, ma anche i luoghi della quotidianità, come sgabuzzini, copisterie, stanze da bagno o un lavandino con i piatti che attendono di essere lavati. Demand fotografa ciò che a un primo sguardo sembra l’esatta realtà che ci circonda, e solo a un più attento e ravvicinato esame rivela piccole sfumature, distorsioni quasi impercettibili che producono nello spettatore una sensazione di inesattezza e di artificialità. La nitidezza e la perfezione degli ambienti, insieme con la totale assenza di esseri umani, veicola uno strano senso di inquietudine e un disturbante silenzio, quasi a mettere in guardia lo spettatore riguardo a ciò che si appresta a osservare e a invitarlo a una più profonda riflessione sulla realtà che lo circonda.