La pianura, ombelico del mondo

Roma

Nata a Rieti ma residente nella capitale, dove lavora, Laura Federici presenta al pubblico un inedito ciclo di opere nell’ambito della personale Kilometro zero, accolta dallo spazio capitolino The house of love and dissent fino al 30 maggio. Una mostra attraverso la quale Federici, classe 1964, esprime una ricerca pittorica che nasce dal desiderio di approfondire il rapporto con la sua terra.

Dunque Rieti, nell’antichità in gran parte occupata da un vasto bacino che costituiva il lago Velino e collocata a circa 400 metri sul livello del mare, intesa sia come luogo di nascita e appartenenza, sia come fulcro cui ogni cosa deriva e ad esso fa rientro. «Il mio è un percorso da fermi, travolti dalle emozioni di un lungo peregrinare, un viaggio verticale sempre più a fondo in cui non ci si allontana da nulla, in cui si penetra sempre più dentro», spiega Federici, che nel circoscrivere il suo iter aggiunge: «È un po’ come se i piedi, girando, si infilassero nel terreno».

A farle eco l’artista e giornalista napoletano Gregorio Botta, le cui parole sono un sentito invito all’approfondimento: «Eccoci qui, nella pianura che per Federici è l’ombelico del mondo. Qui può perdersi e ritrovarsi, e se fate perno e girate su voi stessi e posate il vostro occhio sulle sue tele, come su un diorama, potete farlo anche voi».