Spesso ciò che all’estero è un procedimento ormai consolidato e con risultati più che soddisfacenti rispetto alle ormai sorpassate metodologie, riguardo uno specifico campo disciplinare, in Italia, per una sorta di tragico torpore, sono le arrotate e ritrite metodologie a farla da padrone. È quindi un luogo comune che l’Italia sia un Paese ancorato al passato e alle sue insane consuetudini? E che queste ne ostacolino la crescita culturale ed economica? Ebbene, per quanto riguarda l’architettura difficile asserire il contrario: basta guardare lo scenario delle nostre città per rendercene conto: la periferia di Torino, che si amplia a dismisura verso la campagna o uno dei tristemente famosi mostri ecologici, come le vele di Scampia, che deturpano il paesaggio urbanistico e umiliano quello umano.
“CityVision” affronta la spinosa questione in una denuncia condensata con alacre ironia nell’espressione “My masochism”. Questa la tematica, ossia il masochismo insito consapevolmente o meno nella natura stessa dell’architetto/artista/creativo, affrontata dal laboratorio d’architettura romano e dagli ospiti da loro coinvolti nell’ultimo appuntamento tenutosi nella capitale. Evento centrale la lectio magistralis tenuta dall’architetto londinese Robert Stuart-Smith al Macro. Docente presso la Architectural associaction school, design director e socio fondatore di Kokkugia, studio di architettura con sedi a New York e Londra. Stuart-Smith ha illustrato i meccanismi della progettazione generativa, in cui creatività, ricerca e tecnica si fondono realizzando nuovi strabilianti possibilità di plasmare il paesaggio urbano, sempre rispettose di fornire una risposta adeguata alle esigenze concrete da cui si parte e che non possono essere eluse.
Ma gli incontri con i protagonisti del mondo dell’architettura sono solo una parte del più ampio programma a cui Sity vision dal 2010, anno di nascita, ha dato vita: alle lectures, che talvolta felicemente esulano dall’ambito strettamente inerente l’architettura per sfociare in altre discipline, si unisce il “magazine”, per l’appunto City vision mag, primo “free press” che affronta, da una molteplicità di punti di vista, il presente scenario della cultura dell’architettura e del design a Roma e nel mondo; vi sono, infine, concorsi di idee rivolti a architetti, ingegneri, designers, studenti e creativi, volti a conferire alla città quella dinamicità in cui il coniugarsi tra passato e futuro, tanto agognato, possa concretizzarsi. I giovani artefici della masochistica City vision sono Francesco Lipari, Vanessa Todaro, Marco Arciero e Paolo Emilio Bellisario.