Maxxi amaro

Roma

Una riduzione rapidissima in soli due anni del finanziamento pubblico. È questa la diagnosi amara che Pio Baldi elabora per spiegare il commissariamento del Maxxi. L’ex presidente della fondazione a capo del museo – dati alla mano – punta il dito contro il ministero e non ci sta ad accettare critiche al suo operato. Il Maxxi, che in soli tre anni è stato capace di incrementare l’attività culturale di Roma, si trova oggi a dover fronteggiare l’amministrazione straordinaria imposta dal ministero guidato da Lorenzo Ornaghi. Il capo d’accusa mosso da via del Collegio romano è noto: il Maxxi non è riuscito a licenziare il bilancio preventivo del 2012. Ma le origini di ciò stanno, a detta di Baldi, nel progressivo taglio dei finanziamenti da parte del ministero, ente che – è bene ricordare – è il fondatore e promotore del Maxxi. «Sicuramente questo taglio è stato dovuto alle innegabili difficoltà finanziarie del paese», afferma Baldi che però aggiunge: «La “curva” è stata troppo severa: 7 milioni di contributo nel 2010, 4 milioni nel 2011, 2 nel 2012. A questo si sommi pure il mezzo milione, erogato in forma indiretta e che quindi non compare nei bilanci, derivante dallo stipendio base (pagato dal Mibac e integrato dal Maxxi) a 15 impiegati distaccati presso il museo». Una sforbiciata di 5 milioni e passa di euro di fronte alla quale il museo ha dovuto alzare bandiera bianca. Il Mibac dal canto suo, continua a difendere il proprio operato.

Il Maxxi è stato commissariato per la negativa gestione dello scorso anno, causa questa – unica ed esclusiva – secondo l’equipe di Ornaghi che ha portato la fondazione guidata da Baldi a non poter coprire le spese future. «Il consiglio di amministrazione ha scritto lettere accorate e ha chiesto incontri al ministero fin dal luglio 2011, con scarso ascolto», risponde Baldi che ribalta la posizione del Mibac affermando come «il bilancio consuntivo 2011 era a posto, perché un deficit di 700mila euro è stato reintegrato con le riserve economiche precedentemente accumulate e di cui ancora oggi è disponibile un’ulteriore cifra di circa 1,5 milioni.

La successiva scelta di attendere per approvare il bilancio preventivo 2012 era obbligata non avendo sicurezza sulle risorse disponibili nell’immediato». «Questa situazione sta provocando – analizza Baldi – un danno per l’immagine di eccellenza faticosamente conquistata dal Maxxi». Si sta delineando quello che in termini filosofici si chiama eterogenesi dei fini, «viste le incertezze che seguono nel sostegno anche da parte dei privati». È un dolore per Baldi affermare questo dopo che il museo «era arrivato a procurarsi in meno di due anni un autofinanziamento pari ad oltre il 50% del fabbisogno a fronte del 20-30% della generalità dei musei italiani ed europei». «Tra l’altro – continua l’ex numero uno della fondazione – era previsto un importante accordo in via di definizione con una casa di moda che avrebbe portato un ulteriore finanziamento per il museo a partire dal 2013, attraverso la concessione di un nuovo edificio progettato da Zaha Hadid nel campus del Maxxi». Ma credere che il museo del XXI secolo sia una delle tante macchine “inceppate” economicamente, sembra essere la favola che molti preferiscono raccontare.