Riapre a Ferrara la XV Biennale donna

Dal 22 aprile al 10 giugno il Padiglione d’arte contemporanea di Ferrara ospita la collettiva ”Violence, l’arte interpreta la violenza, scelta per la XV edizione della Biennale donna e organizzata dall’Udi, Unione donne in Italia, e dalle gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara. La Biennale si prefigge il compito di esplorare tematiche legate a problemi socioculturali, identitari, comportamentali e geopolitici, interpretati grazie all’acuta creatività di alcune delle più note voci femminili dell’arte contemporanea tra cui: Valie Export, Regina José Galindo, Loredana Longo, Naiza H. Khan, Yoko Ono, Lydia Schouten e Nancy Spero. Questo è un commento sulla mostra della curatrice Silvia Cirelli. Il testo completo lo trovate sul numero di Inside Art di aprile in edicola.

L’arte è da sempre una preziosa lente d’ingrandimento con la quale scrutare e raccontare la vita sociale, in tutti i suoi decorsi, anche quelli più scomodi e inquietanti. Li fa rivivere con sfacciata prepotenza, dando immagini e parole a tragedie intime e collettive consumate nel ventre di una società sofferente. Una società che sembra non guarire mai da quei malesseri antichi, ma sempre attuali, che spingono freneticamente verso una cultura del terrore. L’uomo osserva, subisce, ma con l’arte può anche coraggiosamente testimoniare.

L’urgenza impellente di mostrare i disturbi dell’umanità non è nuova al mondo delle arti visive e trova nel panorama contemporaneo una grande varietà d’espressione e d’ispirazione. Fra le molteplici spie di questo malumore quasi cronico spiccano nozioni quali la violenza e il dolore, concetti che sono entrati di diritto nel vocabolario stilistico di molti artisti e che per alcuni ne hanno addirittura contraddistinto la cifra personale. Anche se l’estetizzazione della violenza non può essere di certo considerata come una predisposizione di genere – in molti si sono soffermati su queste tematiche, dal famoso Ai Weiwei al giovane franco algerino Abdel Abdsessemed, per citarne solo alcuni – è doveroso rilevare come sia ampio lo scenario di figure femminili che hanno preposto la complessa sofferenza umana come scelta intellettuale predominante.

L’attenzione verso la violenza contro le donne e la sopraffazione sessista sono nodi centrali della poetica femminile già dalla fine degli anni ’60, quando artiste come Sue Coe, Judy Chicago e Nancy Spero incentrarono gran parte del loro lavoro sulla lotta contro la violenza di genere. Grazie ad audaci opere dall’alto tenore provocatorio, queste protagoniste hanno rotto il silenzio della subordinazione della donna, vittima inconfessata di una sottomissione non solo consumata fra le mura domestiche, ma ormai radicata sul piano sociale.

Fino al 10 giugno
Padiglione d’arte contemporanea, porta Mare 5, Ferrara
Info: www.artecultura.fe.it