Dalla Calabria con furore

Esito naturale del concorso “Young at art”, lanciato a inizio anno dal Maca di Acri e dall’associazione Oesum led icima, la mostra “I stay here” raccoglie un’interessante collezione di opere realizzate da sette giovani talenti calabresi, che si snoda all’interno delle sale del museo destinate alla collezione dei lavori dell’artista e maestro del vetro Silvio Vigliaturo. L’appuntamento espositivo, che proseguirà fino al 27 maggio prossimo, è un’ottima occasione per prendere atto della sorprendente vivacità artistica e creativa che permea lo spesso dimenticato e vituperato territorio calabrese. Merito principale del Maca è quello di aver puntato su linguaggi espressivi e tematiche molto distanti gli uni dagli altri, senza il timore di dare vita a un’insieme di opere incongruente. Si parte dalle suggestive installazioni scultoree realizzate da Walter Carnì, che, in sede di inaugurazione, ha anche dato vita a un’evocativa performance, coniugando la ritualità ecclesiastica alle vittime di mafia.

Proseguendo nei tre piani del museo, le grafiche vettoriali di Giuseppe Vecchio Barbieri, con la loro capacità di mimare il gesto pittorico dando vita a vortici cromatici di matrice espressionista e informale, si pongono in forte contrasto con i dipinti giovanili di Vigliaturo, mentre la sala delle Amazzoni si presenta come il luogo ideale per ospitare i risultati fotografici delle performance di “body art” di Valentina Trifoglio che, partendo da una serie di segni fatti su delle diapositive, li trasforma successivamente in stati d’animo, proiettandoli sul proprio corpo dipinto di bianco, al pari di uno schermo o di una tela. Più tradizionali, forse, ma stupefacenti per l’incredibile maestria tecnica con cui sono state realizzate, sono le tele del pittore cosentino Armando Sdao, che trova nella poetica morandiana della solitudine degli oggetti la sua cifra stilistica, mostrando palloni da basket e biglie colorate abbandonati a terra, dimenticati al sole. Fotografie e video-arte chiudono pregevolmente la mostra, con le tre serie di scatti di Giuseppe Lo Schiavo, una delle quali, rappresentante bambini e ragazzi con i piedi piantati come radici nel terreno, ha dato il titolo all’esposizione, e i filmati del duo Milc, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio, che indagano lo spazio come fonte di disagio sia dell’individuo che del gruppo.

Non soddisfatti della bella iniziativa realizzata, al Maca hanno pensato di protrarre la collaborazione con i sette artisti per tutto il 2012. In estate verrà chiesto loro di confrontarsi con le opere di Hans Richter, uno dei padri del dadaismo, di cui il museo ospiterà la prima retrospettiva su suolo italiano. In novembre, invece, i giovani talenti calabresi verranno “esportati” a Torino, in occasione di Artissima, idea che appare eccessiva solo se si fa l’errore di giudicare senza aver prima visto le loro opere esposte al Maca e, nel caso non si avesse la possibilità di fare appositamente un viaggio ai piedi della Sila, a partire dalla data di chiusura della mostra, una selezione dei lavori dei sette artisti saranno visibili “online” sul sito www.mediocratitour.it, all’interno degli spazi virtuali della collezione Bancartis della BCC Mediocrati.

Fino al 27 maggio 2012
Maca, Piazza Falcone 1, Acri
Info: www.museovigliaturo.it