La galleria Primo Marella di Milano ospita, fino al 27 aprile, una serie di collage su tela e installazioni del giovane congolese Vitshois Mwilambwe Bondo (Kinshasa, 1981). Corpi mutilati e volti tumefatti, elaborati attraverso collage di ritagli di magazine patinati, emergono con prepotenza espressiva contro lo sfondo pittorico quasi sempre monocromo. L’artista dà vita a una galleria di identità simulate, prodotte come un effetto ottico; attraverso il gioco della differenza e della ripetizione. Vitshois riunisce contenuti legati alla riflessione sul carattere di unicità dell’essere umano e, simbolicamente, sulla perdita di identità nell’abuso dell’immagine mediatica.
Nelle sue opere l’artista fonde dimensione grafica e realtà: le "silhouette" nere dei corpi contrastano con i ritagli di oggetti o di vestiti sgargianti; le sagome della serie dei volti acquistano vividezza attraverso la sovrapposizione di ritagli di frammenti anatomici e piccoli visi femminili. I volti, Untitled, sembrano cancellare le proprie origini umane proiettandosi nella dimensione del "post-human": negando le propria qualità di persona riducono sé stessi all’esistenza di corpo oggettivato e assoggettato a infinite manipolazioni. Quella di Vitshois è una ricerca sulla morale estetica del nostro tempo, attraverso la creazione di esseri le cui sembianze sintetizzano una moltitudine di razze, generi ed apparenze, "cyborg" perfetti, immagini di una bellezza di violenta artificialità. La complessità dell’opera dell’artista è nella comprensione profonda del sottotesto che emerge dagli stimoli visivi: i corpi come campi di battaglia di prodotti commerciali fanno riferimento al tema della globalizzazione; il processo della manipolazione delle immagini è una critica al potere esercitato con violenza.
Vitshois fa parte di un collettivo di artisti attivi impegnati politicamente e socialmente: nella performance Manipulation (2006) avvenuta nella capitale del Congo poco dopo le contestate elezioni democratiche, sfociate in uno scontro che vide la morte di sedici persone prima che la polizia e le Nazioni Unite riuscissero ad intervenire, Vitshois sfilò nelle strade cittadine con in testa il casco blu, una maschera anti-gas ed un paio di occhiali protettivi, il corpo trasformato in un ibrido di carne, prodotti commerciali e di scarto.
Le opere in mostra sono un fermo immagine, una lente di ingrandimento puntata su temi politici, sociali ed economici mondiali.
Fino al 27 aprile
Primo Marella gallery, viale Stelvio / ang. Via Valtellina 20159, Milano
www.primomarellagallery.com