Al palazzo delle Esposizioni di Roma fino all’8 luglio è possibile visitare la mostra di uno dei più noti fotografi del ‘900 italiano.
Parliamo di Arturo Ghergo, uno dei pochi artisti dell’immagine che più di ogni altro in Italia riuscì a immortalare la bellezza e l’eleganza dell’alta società degli anni ’30, ’40 e ’50. Arturo Ghergo. Fotografie, 1930-1959, a cura di Claudio Domini e Cristina Ghergo, propone oltre 250 scatti del fotografo che seppe porre davanti all’obbiettivo celebrità, stelle del cinema dell’epoca, personaggi di spicco dell’alta borghesia, discendenti di nobili casati. Nel suo studio aperto a soli ventott’anni in pieno centro a Roma nella storica via Condotti, tutti andavano alla ricerca dell’immortalità attraverso il famoso “tocco Ghergo” che diventò una chiave "glamour" con cui lasciarsi ritrarre. I risultati erano vere e proprie icone di stile costruite attraverso una ricerca metodica della luce che restituiva un’energia misterica e una seduzione unica a chi posava davanti all’obiettivo. Molto faceva anche il suo tocco manuale che lo resero pioniere nelle moderne tecniche di fotoritocco: nonostante l’assenza dei moderni computer, Ghergo operava direttamente sulla pellicola fotografica andando a sfinare fianchi, gambe, inestetismi, fino a rendere liscia la pelle delle dive.
Quella di Ghergo era una fotografia rivoluzionaria in Italia, in un’epoca in cui nel nostro paese le fotografie di moda che incantavano il pubblico dalle pagine di Vogue o Harper’s Bazaar tardavano a trovare la risposta di riviste specializzate. Il suo atelier era frequentato da nomi altisonanti del “gran mondo” tra cui Marella Caracciolo, Consuelo Crespi, Mary Colonna, Josè del Drago, che si prestavano ad indossare come testimonial le creazioni esclusive delle nascenti case di moda, Fontana, Gabriella Sport, Galitzine, Simonetta, Carosa, Gattinoni, in una città dove l’ "haute couture" era all’apice del successo. Cultore della perfezione e professionista dal gusto impeccabile, Ghergo inventò un suo stile fatto di sofisticata classicità, costruito attentamente senza timore delle sperimentazioni, attraverso tagli diagonali, dissonanze spiazzanti, illuminazioni ricercate e il ricorso a veri e propri ritocchi, effettuati raschiando dal negativo le ridondanze dell’immagine catturata e ridisegnandone poi i contorni a pennello.
Con Cinecittà a due passi, è proprio il mondo del cinema che affida i suoi volti più noti all’obiettivo di Ghergo che tra i tanti immortalò Isa Miranda, Alida Valli, Mariella Lotti, Massimo Girotti, Sophia Loren, Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Vittorio Gassman. E poi ancora i protagonisti della vita mondana da Francesca Ferrara Pignatelli di Strongoli a Domitilla Ruspoli, dai fratelli Bulgari a Gabriella di Robilant, a personaggi politici come Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti e artisti come Leonor Fini. La rassegna presenta una peculiarità importante, uno spazio riservato a una forma espressiva sicuramente meno studiata e conosciuta del maestro maceratese: quella del Ghergo pittore che, soprattutto negli anni ’50, influenzato in particolar modo dal cubismo picassiano e dall’esperienza futurista e cinematografica, coniugò la ricerca istintiva per l’inquadratura, propria del suo mestiere, con l’esaltazione di un allestimento visivo di più ampia regia, tipico della pittura.
Fino all’8 luglio
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194, Roma
Info: www.palazzoesposizioni.it