La rinascita è il titolo della mostra personale di Leo Ferdinando Demetz alla galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, che rinnova i suoi spazi e offre al pubblico una selezione di opere dell’artista altoatesino, fino al 13 aprile. Busti di uomini e donne dai volti drammatici si sporgono dalle pareti della galleria, come se fossero collocati oltre il tempo e lo spazio, corpi pesanti ed effimeri allo stesso tempo, posti al centro di un teatro della crudeltà. Lungo il percorso espositivo si sviluppano le trame di un “feuilleton” messo in scena da 25 sculture in legno di tiglio e castagno, burattini dai caratteri quasi sempre torbidi, spesso grotteschi, a volte noir.
I soggetti ritratti da Demetz, preti, ladri, muratori, giovani, sono immortalati nell’attimo esatto in cui emergono i “moti dell’animo”, per dirla con Leonardo Da Vinci, ma sono figli della filosofia dell’istantanea, dello scatto incisivo che fotografa una gamma cromatica di passioni.
Si alternano mascheroni che ritraggono personaggi reali, come la scultura dai tratti caricaturali intitolata Il mio vicino di casa, a effigi simboliche e apparizioni oniriche. L’opera Il bravo ragazzo di Demetz è un Pinocchio con pochi grilli per la testa, fisicamente intrappolato da una fitta rete di alluminio; la serie dei carcerati palesa il pallore della morte nella durezza del contrasto tra la smorfia corrucciata e l’espressione dello sguardo sconfitto; la scultura Mare morto è l’opera più concettuale: una tuta con gli stivali da pescatore completamente svuotata della figura umana all’interno, forse liquefatta dal bitume, rappresenta un monumento alla condizione quasi suicida di una professione a rischio.
Nonostante l’isolamento delle figure, si riesce ad intuire la contingenza del reale: nell’opera Cari saluti si coglie il momento immediatamente precedente alla morte del muratore che vede, forse, crollarsi addosso qualcosa. Non manca il riferimento alla dimensione fiabesca e mitologica nella carrellata di fauni, ninfe ed esseri fitomorfi soggetti a processi di trasformazione fisica.
Nell’opera La rinascita si comprende il rapporto che lega il processo creativo dell’artista con il materiale del legno e, per metonimia, con la natura: dal blocco del tronco dell’albero l’artista raggiunge la figurazione "per forza di levare", come nella più classica tradizione scultorea, e si rivolge alla natura come madre terra, da cui si genera la forma del corpo umano e attraverso cui si regolano le relazioni con l’ambiente esterno.
Fino al 13 aprile
Galleria Bianca Maria Rizzi e Matthias Ritter, via Cadolini 27, Milano
www.galleriabiancamariarizzi.com