È in corso la Whitney biennial. L’importante biennale, rappresentativa degli ultimi sviluppi dell’arte americana, è aperta al pubblico dal primo di marzo e rimane visibile fino al 27 maggio 2012, presso il Whitney museum of american art di New York. La coppia di curatori di questa edizione, Elisabeth Sussman e Jay Sanders, guidati dalla consapevolezza della vastità dei linguaggi e dei mezzi espressivi contemporanei, hanno dedicato largo spazio non solo all’arte visuale, ma alla musica, alla danza, alla performance e al video. La biennale newyorkese riunisce un totale di 51 artisti, non esclusivamente americani; artisti che sono stati selezionati seguendo un criterio trans generazionale, non sono infatti presenti solo i giovanissimi ma artisti anche a metà della loro carriera così come nomi già affermati. Tra loro figurano: pittori come Jutta Koether, Nicole Eisenman, e Andrea Masullo; scultori tra cui Vincent Fecteau e Matt Hoyt; il drammaturgo e regista teatrale Richard Maxwell; i musicisti Alicia Sala Moran e Jason Moran, così come la rock band The red krayola; i coreografi Michael Clark e Sarah Michelson; artisti installativi come Nick Mauss, Tom Thayer, e Michael E. Smith; registi tra cui Kelly Reichardt, Thom Andersen, Matt Porterfield, Laura Poitras, e Michael Robinson; fotografi come LaToya Rubino Frazier e Liz Deschenes.
La contaminazione tra i generi, nel panorama artistico attuale, effetto del costante dialogo tra le diverse tecniche e discipline artistiche è un dato che non è possibile trascurare e che rende vano lo sforzo di incasellare in strette definizioni le opere d’arte. Ne consegue un’attenzione diversa da parte dei curatori alla musica, al teatro e alla danza, alle cui “performances” viene dedicato per la prima volta l’ intero quarto piano del museo. Come nelle precedenti, anche in questa edizione è stato dato largo spazio ai film e ai video. La scelta dei “filmaker” è nata dalla stretta collaborazione dei curatori con la coppia Thomas Beard e Ed Halter, direttori di Light industry, luogo per il cinema e l’arte elettronica a New York, e include: Werner Herzog, Laura Poitras, Fred Wiseman, e Thom Anderson. Si è scelto di dare uno spazio di rilievo al genere del documentario, intesa come forma artistica più indicata per mostrare la caleidoscopica varietà di pratiche espressive che caratterizzano la contemporaneità. L’artista icona dell’America pungente ed iconoclasta, Mike Kelley, morto a Los Angeles un mese prima dell’apertura della biennale, è rappresentato da tre film relativi al suo lavoro di arte pubblica, Mobile Homestead (2010).
Alcuni artisti hanno assunto anche il ruolo di ricercatori e curatori, attingendo alla storia dell’arte, del design, della danza, della musica e della tecnologia, sia in modo esplicito che più velato. Sono artisti che omaggiano altri artisti nel loro lavoro, dando così vita a forme ibride. Per esempio lo scultore Robert Gober assume il ruolo di curatore di una sala, nella quale presenta dipinti e materiali d’archivio, tra cui le lettere, dell’artista visionario americano Forest Bess (1911-77). Werner Herzog, invece, guarda indietro nel tempo, alle incisioni del paesaggista olandese Segers Hercules (c.1589-c.1638), realizzando un’ installazione multimediale che comprende proiezioni del lavoro di Segers e musiche di Ernst Reijeseger. Sono presenti anche alcuni lavori che hanno a che fare con il gender, come per esempio il lavoro Wildness di Wu Tsang che ha riguarda la comunità transessuale Latina. La Whitney biennial offre come al solito una panoramica sull’arte americana d’oggi. La rottura dei confini tra le forme artistiche è una caratteristica ovunque evidente all’interno di questa biennale, ed è un elemento che contraddistingue i lavori degli artisti presenti, che vanno verso la contaminazione e l’ibridazione tra i generi e le forme artistiche.
Fino al 27 maggio 2012
Whitney museum , 945 Madison Avenue at 75th Street, New York
Info: www.whitney.org