A chiusura di una prima riflessione sulla storia artistica della città di Napoli che ha visto protagonisti nelle precedenti esposizioni Armando De Stefano e Mario Persico, il museo Madre presenta la mostra di Gerardo di Fiore “God save the queen”. Nell’opera che da il titolo alla mostra, espressamente realizzata per lo spazio ospitante, Gerardo di Fiore cita l’inno nazionale inglese identificando nella "queen" la più vasta madre terra o, comunque, tutte le regine insidiate dall’egoismo dell’uomo. La mostra, articolata in quattro sale, presenta 3 opere inedite, God save the queen, Cave canem, Gli angeli ribelli, e un’opera storica dal titolo Risacca.
Le opere, realizzate tutte in gommapiuma, hanno, un valore allegorico e metaforico, temperate da quella sottile e coinvolgente ironia che caratterizza tutta la produzione dell’artista. Attraverso questo materiale la scultura, da sempre nata per sfidare i secoli, viene riplasmata in un materiale effimero per antonomasia. Nell’intento dell’artista la mostra si configura come un’opera aperta: "campo” di possibilità interpretative e stimoli offerti al fruitore e alle sue "letture". Una costellazione di elementi che si prestano a diverse relazioni reciproche. Gerardo Di Fiore nasce a Giugliano nel 1934. Si diploma all’accademia di Belle arti di Napoli come allievo di Greco e Perez. Dopo un breve periodo condizionato dall’informale, recupera la bellezza della scultura classica rivisitata attraverso materiali "diversi"; non solo il gesso e il bronzo, ma anche cemento e amianto. Dal 1960 al 1968 utilizza per le sue sculture materiali effimeri e di riciclo come stracci, legno, plastica, carta, specchi, nylon e altro secondo i principi della "Junk art" o arte di assemblaggio con influenze New dada.
A partire dagli anni Settanta comincia ad usare la gommapiuma con chiari intenti dissacratori. La scultura, da sempre nata per sfidare i secoli, con il marmo ed il bronzo, viene riplasmata in un materiale deperibile ed effimero per antonomasia. Tra il 1975 e il ’77 si accentua l’impegno politico di Di Fiore che, con l’ "ASocial group", interviene con performances e azioni dimostrative nell’ambito delle lotte di liberazione dei malati psichiatrici teorizzate da Basaglia. Con i lavori realizzati presso l’ospedale Frullone partecipa nel 1976 alla Biennale di Venezia nella sezione "Ambiente come sociale" curata da Enrico Crispolti. Dagli anni Ottanta al Duemila, senza abbandonare la gomma piuma, che diventa il suo segno distintivo, riscopre le forme classiche della scultura, rivisitate con valenza allegorica e metaforica e da una sottile e coinvolgente ironia. In questi anni le sue sculture si richiamano agli avvenimenti, ai riti e ai miti che sconvolgono il mondo contemporaneo.
Fino al 28 Maggio 2012
Madre, via Settembrini 79, Napoli
Info: www.museomadre.it