Saranno presentate trentadue opere, tra cui oltre venti tele di grandi dimensioni. L’allestimento espositivo ripercorre le tappe salienti di tutta la carriera dell’artista: il percorso si apre con una composizione a carboncino e pastelli su carta del 1947, per poi proseguire con alcune belle chine su carta del 1956 e vari acrilici degli anni Settanta fino alle ultime opere degli anni Ottanta. “Infatti le opere hanno un valore economico molto inferiore rispetto all’importanza dell’artista stesso”.
Hans Hartung stato uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo informale del XX secolo. Tedesco di nascita e francese d’adozione, inizia la sua formazione artistica negli anni Venti, frequentando il Bauhaus, dove rimane fortemente influenzato dalle lezioni di Vassily Kandinsky. Tra il 1932 e il 1935 in seguito all’ascesa al potere del Nazismo, è costretto ad espatriare definitivamente a Parigi. Qui frequenta Hélion, Mondrian, Calder ed espone annualmente al "Salon des surindépendants". Durante la seconda guerra mondiale si arruola nella legione straniera e per una grave ferita nel 1944 gli viene amputata una gamba, segnandolo così non solo nella psiche ma anche nel corpo. Hartung raggiunge la piena espressione artistica nel dopoguerra, una pittura dal forte carattere la sua, fatta di gestualità estreme, segni ossessivamente ripetuti e in libertà, graffi sulle tele quasi a volerle squarciare, derivazione questa di una precedente formazione nell’arte incisoria. L’energia del segno, la forza del gesto pittorico, lo spessore del colore, costituiscono gli elementi fondanti del suo linguaggio artistico.
Una mostra difficile da organizzare per l’impegno che un progetto simile sottende, degno di un museo pubblico. Quali sono stati i criteri di selezione delle opere e le aspettative in esse riposte ce lo spiega Leonardo Farsetti: “La mostra nasce dietro un’acquisizione di un gruppo di opere molto interessanti, alle quali sono stati scelti altri dipinti di vari periodi. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione tra me, Giulio Tega e Carlo Repetto. Infatti, successivamente la mostra si sposterà nelle loro gallerie. Trovo molto importante in questo periodo storico avere delle sinergie con altre gallerie di alto livello e soprattutto serie. Una prova concreta di come in Italia si possano organizzare mostre di stampo internazionale anche nelle gallerie private senza danneggiarsi, anzi, lavorando insieme.”
Fino al 28 aprile
galleria Frediano Farsetti, via Lungarno Guicciardini 21/23, Firenze
Info: www.galleriafredianofarsetti.it
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