Contemporaneo che scricchiola

Un paio di mesi fa il mondo dell’arte si era scaldato in seguito alle critiche lanciate dal pittore inglese David Hockney nei confronti del suo connazionale Damien Hirst, accusato dal primo di non essere un artista perché non produceva i propri lavori in prima persona, con le proprie mani. La diatriba, in realtà, è vecchia di almeno un secolo, ma Hockney, almeno per una quindicina di giorni, è stato capace di rinfocolarla e gli addetti ai lavori e gli appassionati si sono ritrovati schierati da una parte o dall’altra.

Guardando la manciata di opere che compongono la mostra Collezione privata, c’è da essere certi che gli artisti Hilario Isola e Matteo Norzi (Torino, 1976), scelti dal curatore Luigi Fassi per il terzo appuntamento del progetto espositivo Vitrine, siano più affini alle posizioni dell’accusato, che non a quelle dell’accusatore. Il duo, infatti, si è avvalso dell’ausilio di Thierry Radelet, diagnosta dei beni culturali e professore di analisi multispettrali all’università di Torino, per la realizzazione di una serie di radiografie di quattro dipinti estratti dalla collezione della Gam, con l’intenzione di mettere a nudo le modifiche e i ripensamenti che essi hanno subito nel corso del processo creativo per mano dei loro artefici (Giacomo Balla, Enrico Castellani, Angelo Morbelli e Amedeo Modigliani). L’esempio più emblematico è quello della grande tela Un natale al pio albergo Trivulzio (1909) di Angelo Morbelli. L’opera viene affiancata dalla sua radiografia a dimensioni naturali, in cui appaiono dei personaggi successivamente cancellati dal pittore alessandrino. Vien da domandarsi, però, in cosa queste opere differiscano dalle immagini che lo stesso professor Radelet potrebbe presentare, o ha già presentato, agli studenti che frequentano il suo corso.

Bastano quei pochi segni colorati, lasciati da Isola e Norzi per sottolineare le modifiche apportate dagli artisti nei loro lavori, a giustificare il fatto che ci sia il loro nome e non quello di Radelet nel titolo della mostra? In fondo il vero lavoro l’ha fatto quest’ultimo e al duo torinese va solo il merito di aver pensato di trasferire i risultati delle analisi di laboratorio sulle pareti dell’atrio e del seminterrato della Gam. Se, dopo il passo falso iniziale di Renato Leotta, le sorti di Vitrine erano state parzialmente risollevate dai silenziosi video di Gianluca e Massimiliano De Serio, Isola e Norzi hanno fatto risorgere gli iniziali dubbi su di un progetto ottimo nelle premesse – dare spazio ai giovani artisti della scena torinese –, ma decisamente scricchiolante nell’esecuzione.

Fino al 31 marzo
Galleria d’Arte Moderna, via Magenta 31, Torino
www.gamtorino.it