Il video della settimana

Arash Radpour è un artista iraniano che nasce a Teheran nel 1976. Trasferitosi a Roma nel 1980, si diploma all’Istituto Rossellini. Inizialmente la sua aspirazione è la regia ma si specializza in fotografia per studiarne la composizione e, da allora, non ha più abbandonato questo linguaggio. Il suo approccio al video è del 2009 quando Giovanna Sarno lo coinvolge nella mostra per la sezione di videoarte del Molise film festival. In questa occasione realizza In laetitia ispirato alla mistica e badessa del ‘200 Hildegard Von Binghen che per prima ha teorizzato la centralità della donna nell’universo soprattutto per il suo potere nella creazione: In laetitia è la storia di un parto. Successivamente ha lavorato negli Stati Uniti come operatore per spot pubblicitari di una ditta farmaceutica che ha prodotto una pillola per i malati di Hiv. La creazione, il video qui proposto, prende il nome dal brano musicale di Valerio Vigliar da cui trae ispirazione e che fa parte dell’Eternità, disco strumentale del musicista. L’Eternità di Vigliar è stato presentato in uno spettacolo portato in scena al teatro Valle di Roma con i video di Radpour e il lavoro della coreografa Francesca Cola. Le immagini della Creazione sono realizzate attraverso il viaggio dell’inchiostro in un’ampolla. Tre i momenti: il crescere della vita attraverso l’allusione al fuoco che sale, il discendere della materia nel suo raffreddamento e la formazione dei pianeti. Quest’ultimo tema affascina per l’idea della circolarità dell’infinito che allude alla perfezione e all’identità con riferimenti alchemici. Quest’opera si può definire visionaria, onirica e surreale, elementi che caratterizzano anche la fotografia di Radpuor. L’artista si esprime così sul suo lavoro: «Incorro nel tentativo di non costruire situazioni impossibili, al contrario normali, ma con link verso un’altra realtà.» Come succede nel video Postwestern, realizzato sempre all’interno del progetto L’eternità, in cui un bambino guarda una trottola muoversi e finire i suoi giri: minimalista e simbolico si giostra sul gioco della trottola che porta altrove. La creazione è stato esposto nella rassegna Gap – Generazioni a confronto a cura di Micol Di Veroli e Giovanna Sarno.


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