Dal basso e dall'alto

La galleria Co2, dal 21 marzo al 5 maggio 2012, ospita la mostra Epipedon. Ludovico Pratesi, curatore della mostra, si è posto l’ambizioso obbiettivo di superare il tradizionale concetto di mostra e mira ad analizzare e far riflettere sul fenomeno della percezione visiva. Dodici giovani artisti italiani partecipano alla collettiva, ciascuno con un piccolo oggetto scultoreo: Salvatore Arancio, Francesco Arena, Francesco Barocco, Sergio Breviario, Chiara Camoni, Francesco Carone, Giulio Delvè, Ettore Favini, Francesco Mernini, Marco Morici, Giovanni Oberti e Luca Trevisani. Il titolo scelto per la mostra, Epipedon (dal greco “epi”, sopra, e “pedon”, suolo), è funzionale ha creare l’aggancio concettuale alla base dell’operazione curatoriale. Punto di partenza della mostra è l’analisi del paesaggio metafisico di Giorgio De Chirico nel capolavoro Le muse inquietanti del 1918.

Nel dipinto in primo piano, come su di una pedana lignea, vi sono due manichini dalle fattezze inusuali e alcuni oggetti. Lo spazio, come in una piazza, è delimitato sullo sfondo dal castello Estense di Ferrara e da altri edifici simili a delle fabbriche con ciminiere. Il dipinto risulta interessante perché il primo piano e quello di fondo seguono regole prospettiche differenti e, proprio a partire da questa duplicità, lo spettatore della mostra è indirizzato ad un duplice punto di visione di questa. Secondo l’idea di metafisica, così come anche la intendeva lo stesso De Chirico, le cose non sono quello che appaiano ma celano qualcosa di diverso da poter essere scoperto solo con un nuovo punto di vista. Nella sala della galleria, anche le diverse opere che sono esposte mirano ad essere lette attraverso una visione differente. Il visitatore è invitato alla fruizione dell’opera scultorea, non come generalmente avviene a 360 ͦ ma duplice: da un punto di vista molto basso, sul piano orizzontale, seduti su delle panche, e un altro, dall’ufficio della galleria, che consente la visione dall’alto sul piano verticale. Lo spazio espositivo della galleria diviene, da luogo neutrale che accoglie l’opera senza alterarne il significato, a luogo che articola il senso delle opere collegandole tra loro. Inscindibile e stretta è quindi la relazione tra il dipinto di De Chirico, lo spazio e le sculture, che assumono così un senso diverso essendo, ora, parte di un tutto. L’operazione risente di una forte influenza curatoriale, sia nell’imporre precise regole di lettura della mostra al visitatore, che dedicando molta attenzione alla modalità espositiva, qui finalizzata all’attivazione di un doppio meccanismo prospettico.

Tra tutti risaltano diversi lavori, quello di Marco Modici che in Melanconia 03 (2012) fa dialogare due frammenti di pietra differenti tramite sottili raggi dorati. In Senza Titolo #02 (2009), invece, Chiara Camoni mette in relazione due oggetti opposti, ma entrambi portatori di messaggi e memoria che convivono pacificamente: una pagina di giornale appallottolata e una bottiglia vuota. Una scultura a forma di radice di mandragora, dal potere magico e occulto, il lavoro De Alruin (2011) che Salvatore Arancio propone come simbolo della sua ricerca, volta ad una rilettura della cultura scientifica e romantica del diciannovesimo secolo. Nonostante la mostra necessiti di un foglio illustrativo per comprenderla a pieno e quindi, in un certo senso, non parla da sé, si offre anche come una testimonianza dell’attiva e poliedrica attività della scultura italiana contemporanea.

Fino al 5 maggio 2012
Via Piave 66, 00187 Roma
Info: [email protected]
www.co2gallery.com