Abo, L'ideologia del traditore

Batte energicamente la mano sul tavolo, chiede il silenzio e l’aula magna in un secondo zittisce. Achille Bonito Oliva è in piedi al centro della profonda sala della facoltà di architettura di valle Giulia, a Roma, per tenere una coinvolgente lectio magistralis e insieme accompagnare l’uscita della ristampa del suo volume, forse tra i più conosciuti, L’ideologia del traditore. Pubblicato con successo per la prima volta nel 1976, il libro è di nuovo edito da Electa (256 pagine, 35 euro), arricchito da una postfazione inedita a firma di Andrea Cortellessa e da molte illustrazioni. Ma chi è un traditore e in cosa consiste la sua ideologia? «Parliamo dell’ideologia dell’arte – precisa energicamente Abo – e il traditore è chi utilizza questo procedimento proprio perché non si identifica più con l’ideologia corrente: non ha superstizioni, non ha dogmatismi, è flessibile, lavora molto sulla propria personalità, sulla soggettività e sulla riserva mentale, sulla non identificazione, sullo sdoppiamento. È quella figura del disincanto che nasce, in fondo, con la storia dell’arte dopo il rinascimento col manierismo e si protrae fino al neorinascimento della transavanguardia». Traditore, allora, è chi pensa di modificare una realtà inaccettabile, è chi possiede uno sguardo obliquo e trasversale che gli permette di avere una coscienza maggiore sulle perplessità del momento grazie a un proficuo strabismo. A lui si avvicina molto l’intellettuale che dà il meglio di sé proprio nei momenti di crisi: passaggi delicati come quelli che stiamo attraversando e rendono L’ideologia del traditore così attuale.

«Ci vuole erotismo e amore per l’azzardo nel vedere il mondo – continua il critico campano – la nuova edizione del volume presenta la postfazione dello storico della letteratura Cortellessa che ne documenta la profezia: se un libro che ho scritto 35 anni fa viene ripubblicato, evidentemente è considerato attuale». Non ha dubbi su questo lo storico della letteratura: «Si può tranquillamente dire che L’ideologia del traditore sia l’insegna araldica di Bonito Oliva, lo scudo e il suo emblema. È stato un libro incredibilmente tempestivo che pur parlando del manierismo nel giro di pochi anni ha avuto diverse edizioni: i molti lettori cercavano nella mappa del comportamento manierista un’indicazione sul tempo attuale. Il libro guardava al Cinquecento ma in realtà puntava molto al ’76. Questo strabismo percettivo e ideologico, eletto successivamente da Achille a propria categoria guida, diventa sistema: si fa metodo, grammatica e sintassi. L’ideologia del traditore si rivela, così, il libro di fondazione dell’autoconsapevolezza postmodernista della cultura italiana». Abo sale dunque di nuovo in cattedra, come ha fatto per molta parte della sua vita. «Tornare all’università è sempre un piacere – conclude prima di salutare il presidente della Biennale Paolo Baratta seduto in prima fila – sono positivamente rassegnato a questi ritorni, a questi scambi, a un dialogo che continua anche fuori dalle aule. In fondo io, anche come critico, credo di aver sempre praticato un metodo socratico».