Seicentesca vanitas

Teatro a muro, l’ultima fatica di Maria Pizzi, apre il 21 marzo a Spaziottagoni, nel cuore della capitale. La mostra, curata da Achille Bonito Oliva, che la definisce come «grande opera di “vanitas”, nel senso seicentesco della parola», laddove l’artista gioca ironicamente con il rapporto tra vita e morte, eros e thanatos, inserendo di continuo elementi “rovinosi” ad alterare l’assetto sicuro di qualsiasi apparizione, si compone di tre parti distinte, ognuna sapientemente integrate nelle categorie di spazio e tempo.

La prima consiste nella proiezione di cartoni inanimati, ovvero immagini di volti, corpi o sezioni di questi, che assumono una nuova dimensione, in ragione della manipolazione creativa della Pizzi, che mette in azione giochi di buio e luce, assimilandoli a un teatro delle ombre, delle marionette. Le due installazioni della serie Teatro a muro che proseguono il percorso del visitatore, sono fotografie multiple illuminate e disposte in sequenza a raccontare una storia, a suscitare una o più emozioni: nella prima infatti, una trentina di fotografie che l’alternanza di luce e buio rende simili ad una scrittura, raccontano la storia di Giorni felici, l’opera drammatica di Samuel Beckett, i cui protagonisti d’eccezione sono Bonito Oliva ed Eleonora Mingoia.

La sottile ironia dell’artista prende allora consistenza, data la scelta attoriale, e prosegue nella seconda installazione, dove una composizione di quattordici forografie rappreenta in sequenza il “Sì” che conclude l’Ulisse di Joyce. Le storie che Maria Pizzi racconta sono solo accenate, drammaturgicamente rivelate dall’accompagnamento musicale, sempre presente nel suo lavoro. Sono storie in cui il tempo si dilata all’inverosimile, in cui la sottile linea tra il passato, il presente, il reale e l’irreale si fondono e si confondono, a creare immagini assolute, in uno spazio assoluto.

Fino al 31 marzo
Spaziottagoni, via Goffredo Mameli, 9 Roma
Info: www.spaziottagoni.com