Il surrealismo che non conosci

Sebastian Matta, pittore nato nel 1911 in Cile e morto a Civitavecchia nel 2002, è stato un outsider del surrealismo. Arrivato in Europa negli anni ’30 è coinvolto da Federico Garcia Lorca e poi da Salvator Dalì nel famoso movimento francese. Dalì presenta Matta a Breton e da qui nasce un sodalizio che continua anche quando i surrealisti si trasferiscono negli Stati Uniti all’inizio dell’ascesa del nazismo. In America gioca un ruolo importante perché è l’unico del movimento a parlare inglese. A New York conosce Jackson Pollock e i componenti di quello che sarà l’Espressionismo astratto. È del 1948 la crisi con Breton per incomprensioni, che si risolverà circa dieci anni dopo.

A causa di ciò torna in Cile dove pubblica il manifesto sul ruolo dell’artista rivoluzionario. Nel 1948 arriva in Italia dove gli si aprono nuove porte: a Roma frequenta gli artisti di via Margutta e piazza del Popolo, nonché i neorealisti; è in contatto con Afro, Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Leoncillo, Renato Guttuso, Pietro Cascella, Antonio Corpora, Pietro Consagra, Emilio Vedova, Giulio Turcato, Piero Dorazio e Corrado Cagli; si accompagna agli storici dell’arte Lionello Venturi e Palma Bucarelli, al critico-poeta Emilio Villa, agli scrittori Curzio Malaparte e Alberto Moravia, e stringe un legame con il poeta Pablo Neruda in esilio dal Cile. A Milano entra in relazione con gli esponenti del movimento spazialista, Lucio Fontana, Roberto Crippa, Gianni Dova, e anche con Ennio Morlotti, Ettore Sottsass e Fernanda Pivano.

È a Venezia che frequenta Peggy Guggenheim. Anche quando si trasferisce a Parigi nel 1954 non trascura mai di soggiornare in Italia dove morirà. E’ proprio nel bel paese che conosce la moglie Angela Faranda con cui genera Pablo. I suoi matrimoni sono quattro e i suoi figli sei. Per il centenario della nascita si svolge all’Auditorium di Roma la mostra celebrativa Matta. Un surrealista a Roma a cura di Claudia Salaris e realizzata in collaborazione con la fondazione Echaurren Salaris: 53 opere, 14 tele, 31 disegni e 8 sculture sono rappresentative del periodo romano fra il 1949 e il 1954. Proprio all’Auditorium dieci anni fa la mostra Roberto Sebastian Matta di cui l’artista non a mai potuto godere perché è morto poco prima dell’inaugurazione. Il catalogo è Giunti Editore, Firenze.

Fino 20 maggio
Auditorium parco della musica, viale Pietro de Coubertin 30, Roma.
Info: 0680241281;
www.auditorium.com