Sentimenti, emozioni, stati d’animo dell’essere umano vengono indagati dell’artista Anita Calà nella loro essenza. L’essere vive nella sua completezza e interezza attraverso diverse sfaccettature che ne rivelano una complessità endemica. L’intimità personale diventa pretesto per un discorso universale che si sviluppa grazie a un’indagine che ha spesso come soggetto la donna perché la presenza al femminile diventa materiale esteticamente ed espressivamente interessante. La partenza è sempre l’io dell’artista che prende varie forme per parlare a tutti. Calà svolge una riflessione sul mondo contemporaneo attraverso una visione semplice e consistente. Soggiace la volontà di interrogativi risolti nell’espressività. La conoscenza, il riverbero dell’animo, si materializzano nella sostanza, evidente e misteriosa allo stesso tempo. Caratteristiche ed estensioni umorali si infiltrano nell’estetica dirottata su basi a volte non “pulite”. Minimi avvenimenti emotivi si palesano con il gusto per il particolare che cattura. Spostamenti di espressioni caratteriali approfondiscono un dictat intenso. Il lavoro di Calà si materializza come uno specchio con cui confrontarsi. Nel suo percorso matura l’idea che ci debba essere una distinzione fra anima e corpo: l’«anima è parassita del corpo». Dalle sue stesse parole, è come se fosse una marionetta che consuma il corpo con le emozioni. Infatti l’ultimo video di Anita, Anita c., è totalmente incentrato sulla fisicità. Si evidenzia come una performance continua senza post produzione in cui l’artista riprende il suo volto che cambia espressioni. All’origine i suoi vissuti personali che si consumano nella gioia, nella rabbia, nella paura, nel dolore, nell’indifferenza, sottolineando una forte emotività. Le espressioni che qui ci regala iniziano con l’interpretazione di un sorriso per giungere alla risata, all’urlo, al pianto. Non c’è nulla di costruito, ma tutto si da nella maniera più naturale possibile. L’artista nasce a Roma nel 1971, vive e lavora nella capitale. Ha avuto esperienze rilevanti come costumista per il cinema, la televisione e il teatro, ma nel 2005 ha deciso di dedicarsi esclusivamente all’arte che ha sempre coltivato attraverso l’espressività fotografica, pittorica e scultorea. Inizialmente ha utilizzato lo pseudonimo testarossa per poi ritornare al firmarsi con il suo vero nome, Anita Calà. Oggi realizza video e animazioni che sono la summa degli altri linguaggi frequentati. È come se il suo intero percorso fatto di disegni e fotografie giunga poi a una sintesi nel momento in cui approccia al video. In passato ha palesato spesso croci che applicava sul corpo umano perché cancellano ed evidenziano allo stesso tempo la fragilità dell’essere, tema che si ripete e ricompare nell’intera sua opera. Il lavoro che presentiamo, Anita c. è stato esposto nella mostra (e)Straniamento # 1 a cura di Barbara Martusciello, Massimo Prampolini e Cristian Stanescu alla galleria La Nube di Oort a Roma e nell’ambito della rassegna video Gap – generazioni a confronto a cura di Micol di Veroli e Giovanna Sarno al MAXXI, sempre nella capitale.
Info: www.anitacala.com