Fino al 24 marzo alla Golden thread gallery di Belfast, per il Project space, sono esposte le opere di otto giovani artisti italiani che si sono confrontati con il tema della Patria interiore. Se per alcuni di loro, come Stefano Minzi, Luana Perilli, Moira Ricci e Beatrice Scaccia la memoria privata e quella collettiva fanno da tempo parte della ricerca artistica, per gli altri, Ilaria Loquenzi, Alessandro Cannistrà ed Emiliano Maggi quella proposta dalla mostra, curata da Manuela Pacella, è una sfida. Opere già esposte in altre occasioni per i primi, creazioni inedite per i secondi. Fotografia, pittura, incisione e installazioni sono i mezzi in cui gli otto giovani artisti conducono i visitatori attraverso un percorso che partendo da ricordi privati si fa memoria collettiva rendendo la mostra un momento di forte coinvolgimento emotivo.
Oltre a Proust e al suo scritto "La recherche", linee guida della mostra sono la regista Alina Marazzi e la sua opera Un’ora sola ti vorrei. La scelta della città di Belfast non è casuale. Belfast è un luogo in cui l’odore della nostalgia, del passato e della tragicità convivono con la quotidianeità. Ed è negli eventi drammatici che vi è l’energia di ricerca di futuro, di creatività. Per assaporare la mostra "bisogna spogliarsi del proprio pregiudizio, divenire accoglienti, non fermarsi alla semplice forma" suggerisce la curatrice.Stefano Minzi sottopone una sua fotografia di famiglia, e così anche il suo passato, a un doppio processo di scomposizione e di analisi in cui la lettura integrale delle immagini risulta non immediata. Nel video girato in "stop motion" di Luana Perilli, la scuola francese Chateaubriand è ripresa nella solitudine delle aule e palestre in cui l’unico elemento di vita è il suono della campanella che scandisce il tempo del ricordo. Gli oggetti si animano senza i loro padroni e il tempo risulta sospeso. Autobiografia e surrealismo convivono nelle quattro fotografie Di Moira Ricci selezionate dalla serie 20.12.53 – 10.08.04 (date di nascita e di morte della madre). La fotografa si inserisce negli scatti di un tempo passato con lo sguardo sempre rivolto verso la madre.Beatrice Scaccia ha realizzato per la mostra la videoanimazione "At least a snake". Non c’è aria nella sua opera che è il tentativo di ricerca di un’identità troppo frammentata. La narrazione rimane incompleta perchè "è sempre già e mai ancora, è sempre già e mai ancora”.
Di tutt’altra natura il progetto di Ilaria Loquenzi che pone al centro l’uomo e l’incapacità di un dialogo sociale nel contesto città. Protagonisti sono tre alberi secolari della città di Roma. La Patria Interiore di Alessandro Rosa è di tipo anatomico, fisica e mai metafisica, dove il momento epifanico si svela attraverso un processo di conoscenza fenomenologica. È un "video mapping" delle facoltà dell’uomo di ragione, emozione e interpretazione. È un mostrare cosa accade al cervello quando è sottoposto a una stimolazione capace di ricondurre a una memoria. Alessandro Cannistà usa per i suoi dipinti il solo fumo. La fuligine è capace di emergere dalla tela bianca elevando gli alberi fuori da essa grazie a un processo di memoria storica. "Savage cry blood" è l’installazione di Emiliano Maggi. Il visitatore è attratto verso un parallelepipedo a base prismatica grazie alla luce stroboscopica. Qui può guardare attraverso una fessura un mondo altro in cui è evidente lo stretto rapporto tra uomo e animale: entrambi sono istinto e libertà. Gli artisti sono stati chiamati a fare quello che è proprio dell’opera d’arte: guardarla ed essere da lei guardati.
Fino al 24 marzo
Golden thread gallery, great Patrick street 84 – 94, Belgrado
info: goldenthreadgallery.co.uk