Alighiero Boetti: game plan, è la mostra della Tate modern che ha inaugurato lo scorso 28 febbraio e sarà visibile fino al 27 maggio 2012. L’esposizione approda a Londra dopo essere stata ospitata al museo Reina Sofia di Madrid, per spostarsi successivamente al museum of modern art di New York in estate. Alighiero Boetti (1940-1994) è uno degli artisti più influenti dell’arte italiana del ventesimo secolo. L’elemento singolare all’interno della sua personalità è il considerarsi e il rappresentarsi come una doppia figura, incarnando così un esempio paradigmatico della critica all’autore e alla sua presunta in-dividualità. Tre sono gli autoritratti gemellati che realizzò a partire dal 1968, che testimoniano la sua riflessione sulla figura dell’artista. In seguito Boetti formalizzerà ancora più esplicitamente la sua doppia essenza ponendo, dal 1973, la ‘e’ di congiunzione tra il nome e il cognome, specificando che l’uno sarà “Showman”, l’altro “Shaman”, figura pubblica contro figura solitaria. Tramite il suo lavoro Boetti mette in discussione la figura tradizionale dell’artista, riflettendo sui concetti di serialità, ripetitività e paternità dell’opera d’arte.
Anche se si tratta di una mostra retrospettiva, l’andamento che si è scelto di dare non segue un ordine cronologico, ma tematico. Perché Boetti, artista concettuale, produce nella sua carriera una grande varietà di tipologie di opere sulle quali ritorna in diversi momenti della sua vita. Dopo le prime sale introduttive, dove sono presenti lavori vicini all’arte povera, al visitatore si dà la possibilità di scegliere, come se si trattasse di un gioco, il percorso da seguire per visitare la mostra. Dal 1969 la produzione di Boetti è altamente concettuale, l’artista incomincia a lavorare sul linguaggio e la scrittura. Una sala è dedicata alle Mappe, lavori a ricamo di grandi dimensioni che realizzò in collaborazione con le artigiane di Kabul. Mappe del mondo dove ogni paese è colorato con la sua bandiera nazionale, sono una testimonianza dei repentini cambiamenti politici che segnarono il mondo tra il 1971 e il 1994. La mostra mette quindi chiaramente in evidenza l’impegno di Boetti con la geopolitica in correlazione ai suoi viaggi in Etiopia, Guatemala e Afghanistan. In un’altra sala sono raccolti i tappeti, che risentono della sua costante fascinazione per i numeri e le combinazioni.
Altra sala è dedicata alle opere su carta realizzate in penna a biro, e uno spazio dedicato ai lavori postali. Evidente è anche il fascino permanente di Boetti verso i giochi, i numeri, le parole, le date e le sequenze. Ne sono manifesto opere come Dama (1967), Ordine e disordine (1973): 100 piccoli quadretti multicolore dove in ognuno è ricamato a chiare lettere la semplice opposizione del titolo, o I mille fiumi più lunghi del mondo (1979). Mi fuma il cervello, l’autoritratto in bronzo a grandezza naturale del 1993, dove da un tubo escono gocce che diventano vapore toccando la testa incandescente, saluta il visitatore che si affaccia dal quarto piano per ammirare l’affascinante vista del Tamigi e della cupola di St Poul. La statua può essere letta come simbolo della sua versatile e caleidoscopica attività artistica e tramite questa mostra la figura di Alighiero Boetti sarà così meritatamente riconosciuta a livello planetario.
Fino al 27 maggio 2012
Tate modern, Bankside SE1 9TG, London
Info: www.tate.org.uk/modern/exhibitions/alighieroboetti/default.shtm