La scena delle gallerie e delle esposizioni di Tokyo è quasi impossibile da descrivere. Un flusso in continuo movimento e mutazione che rispecchia perfettamente lo spirito della capitale giapponese. In una città che non dorme mai, che è in grado di offrire ogni genere di intrattenimento a chiunque, dove l’offerta di locali supera l’immaginazione e dove il reinventarsi nasconde la chiave del successo anche il mercato dell’arte si adegua.
Ecco perchè le esposizioni, anche le più visitate, cambiano mediamente ogni due mesi, gallerie di ogni genere nascono di giorno in giorno, cambiano nome, chiudono i battenti e risorgono dalle proprie ceneri. Arte contemporanea, classica, occidentale, oggettistica, arti minori, "underground", non c’è un genere che non abbia la propria vetrina espositiva, bisogna soltanto saper cercare. Praticamente impossibile quindi realizzare una mappa dell’arte a Tokyo dove, a differenza di altre città, è possibile trovare arte ovunque, mancando un coeso "art district" come più comunemente succede in Europa o negli Stati Uniti.
Il "trend" di questi anni è una stretta collaborazione tra arte e "fashion", per cui i più famosi quartieri dello shopping, come Ginza o Aoyama abbondano di gallerie, spesso sponsorizzate da noti marchi di abbigliamento, come lo spazio espositivo nei grandi magazzini La Foret nella zona di Omotesando. In questi luoghi gallerie indipendenti ed eventi temporanei sono i benvenuti e il principio alla base di tutto è quello di porre l’arte come un punto di partenza per incontri tra esseri umani e scambi di idee, come afferma Yusuke Nagai, dell’agenzia di eventi No Idea, tra le più in voga al momento.
Ma come cercare? Innanzitutto superando il normale concetto di “guardare le vetrine”. Già perché in una città il cui centro è dominato da costruzioni che vanno dai 10 ai 60 piani il livello marciapiede è solo uno degli strati e non necessariamente offre ciò di cui si ha bisogno. Le insegne di Tokyo vanno lette verticalmente, sbirciando lungo la linea dei grattacieli e alzando gradualmente lo sguardo verso l’alto. O andando a guardare sottoterra, come nel caso della Nanzuka underground, che lavora in stretta connessione con la scena di club e discoteche ed è collegata alla "street culture", e dove l’"underground" del nome non rimanda solamente alla "location" ma anche al tipo di artisti che vengono selezionati, scelti in base alla loro originalità.
Ma ciò che principalmente rende possibile una vita artistica così pulsante è innanzitutto la disponibilità di fondi: sponsor, compratori, pubblico fanno si che il mercato artistico venga visto come un potenziale business e possa vivere, crescere e ampliarsi. Ecco dunque che alcuni dei più importanti musei di Tokyo portano il nome di note aziende come Suntory (produttore di alcolici) o Bridgestone, e programmi per scambi con l’estero e borse di studio di certo non mancano.
E proprio da uno di questi programmi internazionali nasce l’esposizione Domani, giunta ormai alla sua 14esima edizione. Domani è il futuro dell’arte giapponese e ha presentato agli occhi degli spettatori all’interno del National art center di Roppongi il frutto degli ultimi quarantacinque anni di investimenti nel "Program of overseas study for upcoming artists". Nell’ultimo mezzo secolo il governo giapponese ha inviato all’estero artisti emergenti, dando loro la possibilità di studiare con eminenti nomi internazionali e completare la propria formazione. Italia, Germania, Inghilterra, Spagna, Stati Uniti, Australia Domani rappresenta il risultato di questo investimento, con quadri, sculture, litografie, tutti nati dall’esperienza frutto del viaggio all’estero. L’esposizione ha offerto una selezione di opere di otto artisti principali e singole opere di altri selezionati. Tra i più importanti di quest’anno Shiotani Ryo, pittore che ha trovato la propria ispirazione tra le colline toscane e autore di ritratti realistici al limite della perfezione. Una voce importante, che ribadisce quanto l’Italia possa ancora essere fondamentale nella produzione di arte di qualità e nella formazione dei giovani talenti, tanto che per identificare il futuro dell’arte in un altro paese è stata scelta proprio la parola italiana “domani”.