L'uomo che ha fermato i Sessanta

Il Museo nazionale Alinari della fotografia presenta la prima retrospettiva completa di Brian Duffy, l’uomo che rivoluzionò il modo di fare immagini di moda. La mostra, inserita nelle manifestazioni di Pitti Immagine uomo 81, arriva in prima assoluta in Italia dopo il grande successo ottenuto alla Idea Generation gallery di Londra.

Celebrato autore di tante immagini della Swinging London e famoso per le sue fotografie a musicisti, attori e modelle, Duffy ha creato il culto del fotografo di moda mettendo sé stesso al centro della passerella, insieme a modelle e celebrità. All’apice della sua carriera, nel 1979, Duffy ha lasciato la fotografia per poi disfarsi delle sue opere facendone un falò. Faticosamente, dopo anni di ricerca tra gli archivi e le pubblicazioni di tutto il mondo, il figlio Chris ha recuperato 160 fotografie. L’insieme di immagini iconiche, rare e inedite, che ne è risultato, offre un vero e proprio catalogo dell’iconografia culturale degli anni ’60 e ’70: dai mitici divi di Hollywood da Michael Caine e Sidney Poitier alle grandi rock star John Lennon, David Bowie e Debbie Harry, dalle bellezze di quegli anni Jean Shrimpton e Joanna Lumley alla leggenda letteraria William Burroughs, e molti altri ancora.

Una ricca selezione di fotografie, tra quelle recuperate da Chris Duffy, viene esposta al Mnaf di Firenze, in una mostra che si può dire essere letteralmente sorta dalle ceneri. La raccolta di opere in mostra consolida stabilmente il ruolo di Duffy nella fotografia inglese come membro della famosa "Black trinity" (con David Bailey e Terence Donovan), il trio che definì il linguaggio visivo della Swinging London degli anni Sessanta. Dalle pagine di "Harper’s Bazar" a quelle di "Vogue", gli anni Sessanta sono stati immortalati dai suoi memorabili scatti. Nella sua carriera Duffy ha collaborato con le riviste "Glamour", "Esquire", "Town Magazine", "Queen Magazine", "Elle", "The Observer", "The Times" e "The Daily Telegraph". Tante sono state le star della musica da lui fotografate: The Shadows, The Hollies, Jane Birkin, Black Sabbath, Frankie Miller, Marianne Faithfull, Blondie, John Lennon e Paul McCartney.

Brian Duffy nasce a Londra nel 1933 da genitori irlandesi. Introdotto alle arti fin da piccolo, nel 1960 Duffy si iscrive alla Saint Martins school of art. Dopo aver inizialmente scelto di studiare pittura, passa al corso in "fashion design" in cui prende il diploma nel 1953. Fin da subito inizia a lavorare per piccole case di moda inglesi disegnando modelli, gli viene anche offerto un posto da Balenciaga a Parigi, che però rifiuta. Nel 1955 comincia a lavorare come "fashion artist freelance" per "Harper’s Bazaar" e così entra per la prima volta in contatto con la fotografia. Ispirato dalle stampe a contatto che vede passare sulla scrivania dell’"art director", Duffy decide di dedicarsi alla fotografia, trovando lavoro come assistente del fotografo Adrian Flowers.

Nel 1957 viene assunto da British Vogue dove rimane fino al 1963. Durante questo periodo lavora a stretto contatto con le top model del momento, fra cui Joy Weston, Jennifer Hocking, Paulene Stone e Jean Shrimpton. Insieme a David Bailey e Terence Donovan, Duffy è oggi riconosciuto come uno degli innovatori della fotografia di moda quale “documentario”, uno stile che ha rivoluzionato il linguaggio immaginifico della moda e il settore intero. Le loro immagini esercitarono una tale influenza, che nel 1962 il Sunday Times soprannomina Duffy, Bailey & Donovan il “Terrible Trio” e Norman Parkinson accrebbe ulteriormente la loro notorietà battezzandoli “The Black Trinity”. In quegli anni, a Londra, i tre dominano insieme la scena della fotografia, stimolandosi a vicenda continuamente.
Oltre a Vogue, Duffy lavora anche per riviste come Glamour, Esquire, Town Magazine, Queen Magazine, ma anche l’Observer, il Times, il Daily Telegraph e Elle France.

Tra la seconda metà degli anni ’50 e gli anni ’70, produce una quantità di lavori straordinari che spaziano tra tutti i generi della fotografia, dai ritratti ai reportage e alla pubblicità. Oltre che nella moda, Duffy è anche la forza creativa dietro al design delle copertine di tre album di David Bowie, in particolare, Aladdin Sane, divenuta poi un’icona. Ha molto successo anche nel mondo della pubblicità ed è uno dei pochi fotografi chiamato due volte a realizzare il servizio del calendario Pirelli, sia nel 1965 che nel 1973. Gli anni ’70 lo vedono autore degli scatti delle più importanti campagne per Benson & Hedges e Smirnoff.

Nel 1979 Duffy decide di abbandonare la fotografia e da fuoco a buona parte dei suoi negativi, solo alcuni di essi si salvano a causa delle proteste per il fumo da parte del Consiglio di zona. Nonostante la maggior parte delle sue immagini vadano perse, quanto rimasto rappresenta la storia visiva completa di venticinque anni di cultura e moda inglesi. Nel 2009, su insistenza di suo figlio Chris, Duffy riprende a lavorare come fotografo usando come soggetti le persone che aveva già ritratto durante gli anni ’60 e ‘70. La storia della prima parte della sua carriera, e del suo ritorno, viene raccontata in un documentario della Bbc intitolato "The man who shot the 60s", trasmesso nel 2010. Nell’ottobre del 2009, alla Chris Beetles gallery di Londra, viene inaugurata la prima mostra mai allestita dei lavori di Duffy, oggi riproposta dal Mnaf di Firenze, una selezione limitata di scatti provenienti dalla sua prolifica carriera.
Duffy muore il 31 maggio 2010 a causa di una malattia polmonare degenerativa.

Fino al 25 marzo
Mnaf, piazza santa Maria Novella 14a r, Firenze
Info: 055216310; www.alinarifondazione.it