“Worldmachine”, macchina del mondo, è il nome dell’opera di Wright Grimani. Un mondo per adulti dove l’estro si concentra in immagini, contestualizzate, decostruttive e allo stesso tempo costruttive. Immagini così veloci da apparire subliminali. Immagini che raccontano una contemporaneità in cui i ritmi sono sempre più incalzanti. “Frame by frame”. Un “timelapse” che scorre dietro un occhio vigile che tutto osserva: miseria e nobiltà di un universo in continua evoluzione, come in una danza che si giostra su ciò che colpisce dell’attualità in una giornata comune. “Leit-motiv” del video è la voce degli astronauti dell’Apollo 8, in missione sulla luna, che leggono l’inizio della Genesi biblica e lo comunicano alla terra. Grimani pone in contrapposizione, con un’ironia drammatica, ciò che dovrebbe essere un’alba positiva con ciò che ferisce della realtà. La sottolineatura conduce al senso della vita, volutamente beffarda. Il lavoro dell’artista si dipana nell’unità di tempo che si intuisce nell’acquisizione del molteplice. Non ci è data la possibilità di approfondire senza compromessi intellettuali e senza il punto di vista personale. La voracità onnivora, l’entrare nelle cose totalmente e obiettivamente lascia il passo alla soggettività e alla quantità di informazioni che possiamo percepire, soprattutto nell’oggi mediatico, sempre più complesso. Così le immagini che viaggiano nell’opera non appaiono tutte evidenti. Avanzano come un fiume in piena, con la volontà di un messaggio chiaro che alterna momenti intensi e momenti diluiti. C’è la capacità creativa di concentrarsi su elementi di una rilevanza a volte raggelante, a volte soffice, morbida e positiva mentre il tempo della fruizione è scandito in maniera diversa a seconda di ciò che deve rimanere indelebile nella memoria. Il soffermarsi su alcuni fotogrammi porta il significato ad essere lampante nel preciso istante in cui si manifesta il significante. Un pensiero alimenta il video: approcciare alla realtà senza veli e montature e mostrare il cuore che vive dentro la contemporaneità, non sempre facile. Ciò che appare porta la sigla di un contesto sociale conteso da più parti volutamente coscienti, così nella “macchina del mondo” non c’è spazio per bambini, portatori di un’esistenza distinta da quella dei “grandi”, ma non c’è spazio neanche per gli anziani perché il focus si rappresenta come latore di chi ha “potere decisionale”, di chi determina le sorti della società. Tragicità e fasi distensive degli avvenimenti che ci hanno accompagnato negli anni sono il frutto di una riflessione sul sistema, su come gli uomini governano la nostra era. I frame si scandiscono e si compenetrano con un ritmo musicale che arriva ad apici di grande intensità per rallentare, a volte, quando lo richiede lo svolgimento concettuale. L’azione topica della musica sposa il fluire delle immagini, mentre scorre la numerazione, inesorabile, dei secondi che passano. Un’amalgama, un corpo unico che si fonde: “frame by frame”.