Sperimentazioni targate Polaroid

Artisti di fama internazionale hanno fatto della Polaroid istantanea il mezzo di espressione privilegiato: i mosaici di Maurizio Galimberti, gli aborigeni di Danny Matthys, le elaborazioni pittoriche di Stefanie Schneider ne sono alcuni esempi. "Polaroid, easy art?", in mostra fino al 26 febbraio al Museo della scienza e della tecnica di Milano, è una tappa del progetto itinerante che presenta 130 immagini Polaroid realizzate da 89 autori, provenienti da 12 paesi.

Una mostra “democratica”, per l’allestimento e la partecipazione di artisti e fotografi portavoci di esperienze diverse, che documenta la passione-ossessione per la Polariod: 65 dittici rilegano due scatti alla volta, combinazioni nate per autore, soggetto e idea. Lo spettatore si immerge nella freschezza delle possibilità tecniche del mezzo: i supporti diversi, l’utilizzo di emulsioni, l’incisione, l’incredibile resa dei grigi e la possibilità di avere non solo il positivo ma anche la pellicola negativa.

Le immagini manipolate acquistano la profondità della terza dimensione, dei bassorilievi e delle pennellate di colore sulla tela.
In un’orchestrazione di scatti rubati e inquadrature ricercate, emerge il fascino per la visione del micro e il macro cosmo tutto nello stesso formato, di messaggi istantanei che si soffermano su città, oggetti, persone, realizzando mosaici, "ready made", ritratti. Thomas Ville scatta foto di soggetto metropolitano e dopo qualche minuto le riscalda con un accendino per risciogliere i prodotti chimici appena asciugatisi; Nicola Delorme ha realizzato per due anni ritratti documentando la relazione tra artisti e personaggi del mondo degli affari che finanziano i loro lavori; per Zora Strangefields la Polaroid-feticcio è un oggetto raro custodito nei portafogli, all’interno di cofanetti per foto, sui frigoriferi, creato per essere perso e poi ritrovato.

In un momento dell’evoluzione fotografica in cui le immagini si osservano solo sui display delle fotocamere o i monitor dei computer e le stampe sembrano aver perso valore, la Polaroid fa riscoprire il piacere di vedere un materiale lavorato dal “vero” e non su immagini virtuali, il pregio di un originale unico. Ben lungi dall’essere un mezzo “facile” sia per reperibilità che per semplicità nell’apprendimento della tecnica manipolatoria in continua sperimentazione, conserva nell’immaginario collettivo un’aura romantica, il fascino esclusivo di vedere un’immagine che prende forma davanti agli occhi.

Fino al 26 febbraio
Museo Nazionale della scienza e della tecnologia
Ingresso da via San Vittore 21, Milano
Mostra inclusa nel biglietto del museo
Info: www.museoscienza.org