Anche quest’anno la Ermanno Tedeschi gallery di Roma ospita un evento in occasione della Giornata della memoria. Si tratta della mostra personale di Pierflavio Gallina, artista nato in terra di Langa.
Gallina, tra i più attenti interpreti contemporanei del mondo pavesiano, ha realizzato in occasione di questa mostra una serie di opere in cui la sua cultura locale, fatta di simboli, forme e colori che rimandano alla letteratura e alla poesia scritta e materica, viene impiegata dall’artista con l’intenzione di raccontare la tragedia della shoah. Lavorando sulla memoria, riesce così a far interagire aspetti della propria vita con eventi che riguardano l’intera umanità, nella creazione di opere che trasudano malinconia e speranza.
Come si evince dal titolo stesso della mostra, Gallina espone oltre venti sculture realizzate in piombo e installate come se fossero dei veri e propri “panni”, sospesi su dei tiranti di acciaio lungo le pareti della galleria. I suoi lavori, composti da geometrie elementari, sono dominati dalla luce che diviene elemento fondamentale e dal materiale fortemente espressivo con cui sono forgiate. Sono oggetti-opere caratterizzati dalla fisicità plastica del manufatto artistico che si identifica in modo sempre più incisivo con il processo e con l’azione, alla luce di una dimensione estetica sempre più complessa e vitale.
Le sculture polimateriche si fanno di volta in volta giacche e calzoni da lavoro su cui vengono incisi elementi che richiamano la natura, la speranza e la vita come temi dominanti. È il caso di Tappeto natura (2011) e di Sole rosso (2006). Al contempo però l’artista inserisce anche simboli disonorevoli, come la stella gialla che veniva cucita sui vestiti degli ebrei durante il Nazismo (Panno della Memoria, 2011), o la rappresentazione dei binari ferroviari che condussero questi alla morte (Binario, 2011).
Gallina si pone dunque continuamente sul crinale tra la rappresentazione più alta dei sentimenti umani e l’indicibile, le azioni che hanno condotto l’uomo a non essere riconosciuto più come tale. Toccando i confini della memoria storica collettiva, egli esplora da vicino una tragedia che seppur non lo abbia toccato personalmente, riesce tuttavia a percepirne il trauma. Tutto ciò viene compiuto dall’artista con uno scopo preciso: chiedersi costantemente quale sia il reale dovere della memoria.
La manifestazione, patrocinata da Roma capitale, dalla regione Lazio, dalla provincia di Roma e dalle istituzioni ebraiche italiane, propone un’interpretazione e una lettura in cui lo spettatore, letteralmente circondato da decine di “panni”, è invitato a riflettere e a porsi delle domande.
FIno al 9 marzo
Ermanno Tedeschi gallery
via del Portico d’Ottavia 7, Roma
Info: 0645551063; www.etgallery.it