I tesori del principe

La storia della museologia è parallela a quella dei grandi mecenati del passato che nelle sale dei propri palazzi diedero vita a intere collezioni di opere d’arte, manoscritti, gioielli e arredi. La passione per il collezionismo – le cui componenti furono tanto l’attenzione al bello e alla cultura, quanto la volontà di impressionare positivamente i propri pari e di tramandare valore e ricchezza – portò alla nascita delle gallerie seicentesche e dei primi musei della storia moderna. Museologi e storici dell’arte non possono prescindere dallo studio delle famiglie e dei casati della storia europea, le cui collezioni si costruivano tramite acquisizioni e committenze ma anche tramite doni, doti matrimoniali e patti politici. È quindi un affresco interessantissimo quello che è offerto dalla mostra allestita al forte di Bard, in provincia di Aosta, che ospita fino a fine maggio I tesori del Principe, Rubens, Brueghel, Rembrandt, Cranach, Canaletto, Hayez, capolavori delle collezioni del principe del Liechtenstein. Oltre a portare in Italia per la prima volta capolavori di indiscusso valore artistico e storico, l’esposizione racconta anche la storia di una collezione secolare e delle persone che l’hanno costruita.

Curata da Johann Kräftner, direttore delle collezioni del principe del Liechtenstein, e da Gabriele Accornero, amministratore delegato del forte di Bard, la mostra presenta un nucleo di opere provenienti dalla collezione Schönborn-Buchheim, normalmente custodita nel castello del principe Hans-Adam II, a Vaduz, e in parte visitabile nel settecentesco palazzo in villa Liechtenstein. Ottanta capolavori, realizzati tra il XIV e la prima metà del XIX secolo, trovano spazio nelle sale del cannoniere; inoltre nelle stanze del corpo di guardia una mini mostra, corredata da video e fotografie, introduce all’interessante storia della collezione e del casato. Il forte di Bard ospita quindi una collezione prestigiosa, riuscendo a superare l’abominevole pratica consolidata in questi ultimi anni, che vede la nostra penisola invasa da mostre sterili, costruite senza tener conto di nessun contesto e che, servendosi di grandi nomi, attirano frotte di visitatori in luoghi diversamente abbandonati dal fruitore culturale.

Il percorso di mostra è una successione organizzata per correnti stilistiche e autori, nella quale la pittura la fa da padrona. Si parte con lo straordinario Rubens (di cui il principe del Liechtenstein è il più grande collezionista privato al mondo); si passa ai capolavori fiamminghi della seconda sala: Van Dyck, Frans Hals, Jan Bruegel il giovane e Jan Bruegel il vecchio, Jan Van Huysum; si prosegue ammirando meravigliosi Cranach e l’unico Rembrandt della collezione, che da solo meriterebbe la visita della mostra. Inoltre Gerard Dou, Adriaensz Gerrit Berckheyde e Joos de Momper. Solo due sale dedicate agli artisti italiani Marcantonio Franceschini, Cristofano Allori, Francesco Solimena e i Procaccini, oltre a Giovanni Battista Moroni (Ritratto di Prospero Alessandri), Pietro da Cortona (La punizione di Ercole) e Francesco Hayez (Ritratto di giovane milanese). Spiccano inoltre due sculture di Giambologna e il bellissimo Cupido di Guido Reni, che accompagnano il visitatore verso la sala dedicata al vedutismo, dove è possibile ammirare Canaletto, Robert Hubert e Waldműller. L’ultima sala è dedicata al classicismo e al romanticismo viennese e, tra le altre meraviglie esposte, spicca il capolavoro di Hayez Il consiglio della vendetta.

Fino al 31 maggio
Associazione forte di Bard
Bard (Aosta)
Info: 0125833811; www.fortedibard.it