Libya è un "abstract" del reportage realizzato da Pietro Masturzo durante la guerra contro il regime del colonnello Gheddafi. La mostra, alla Shots gallery di Bergamo, racchiude in 20 scatti tratti da una triste pagina della più recente storia contemporanea, a poco meno di quattro mesi dalla scomparsa del dittatore.
Il giovane fotoreporter napoletano, con alle spalle già diversi riconoscimenti internazionali, tra cui il World press photo award con l’immagine della donna iraniana che immersa nella distesa dei tetti di Teheran lancia nella notte incombente il suo richiamo alla rivolta, si concentra oggi sul controverso scenario libico, in un momento epocale per la storia del paese. C’è chi dice che finalmente si possa parlare di libertà, essendo finita l’epoca del feroce dittatore, ma in realtà sarà solo il Consiglio nazionale di transizione libico, a poter dare, o meno, il tanto atteso futuro democratico al popolo. «Ho deciso di andare in Libia per lo stesso motivo per cui ho scelto di fare il fotoreporter: essere testimone oltre che narratore, essere dentro a ciò che cerco di raccontare. Una guerra non è solo un confronto militare ma è anche e soprattutto paura, per chi la vive e per chi la racconta», dice Masturzo al suo rientro. Ciò che più colpisce nelle immagini proposte, al di là della tensione e la paura che traspare in ogni scenario, è la forza espressiva dei volti, talvolta quasi scultorei, veri e propri spettri per la coscienza dello spettatore occidentale.
Occhi che gridano aiuto e disperazione, protesi verso il vuoto e il freddo degli scenari bellici. Vederli è più che immaginarli, guardarli dritto per dritto è molto più che leggerli su un quotidiano. Il percorso espositivo lascia parlare attimi di quel finale prodromico alla cronaca che impazza giornalmente. Una triste storia di violenza opposta a violenza, la cui ultima crudele manifestazione è stata l’azione militare di Gheddafi degenerata in conflitto, disfacimento e distruzione. Scatti di guerra, scatti di accennata felicità, contestuali a una vittoria, forse, se così la si vuol chiamare, rappresentata dalla caduta di quel regime che ha vessato il paese per più di quarant’anni. Ma la pace? Potrà mai trovare ragion d’essere?
Fino al 28 gennaio
Shots gallery
piazzetta del Santuario 2 d (borgo Santa Caterina), Bergamo
Info: www.shotsgallery.it